La bordata

Pd, Civati: "Potrei lasciare il Pd e fare un nuovo partito"

Ignazio Stagno

Non saranno tutte rose e fiori per Matteo Renzi. Il rottamatore presto si prenderà la poltrona di palazzo Chigi, ma rischia di perdere una bella fetta del partito. Tutto è cominciato alla direzione del Pd dello scorso 13 febbraio. In 136 hanno votato la linea del segreatrio ma in 16 hanno detto un secco "no". Poca roba considerata l'ampia maggioranza di Matteo nel Pd. Ma quei 16 anti-Matteo hanno subito cercato di buttare acqua sul fuoco con un blando "di scissione non si parla", ma in realtà preparano la pugnalata alle spalle da tempo, da quando Gianni Cuperlo si è dimesso dalla presidenza del Pd c'è Giuseppe Civati. "Ci facciamo un partito" - Lui, ex amico di Matteo, adesso è pronto per prendere il timone dei dissidenti e migrare verso la sinistra rossa che include pure i vendoliani. A dirlo chiaramente è proprio Civati. Mentre Re Giorgio va a tutto gas per dare le chiavi di palazzo Chigi a Matteo, Pippo prepara la scissione: "Sto valutando... E' cambiato tutto ed essere coerente tra incoerenti è sempre più difficile e non dà riferimenti a nessuno. Valuterò in queste ore anche in base a che cosa fa Renzi. Non ho capito che cosa farà il suo governo. Lui ci porta tutto il Pd addirittura come premier, prima Letta era del Pd ovviamente - e forse avremmo dovuto ricordarcelo prima di defenestrarlo - ma non era una figura così centrale come quella di Renzi. Valuteremo insieme ai parlamentari e agli elettori che cosa sia meglio fare", spiega Civati ad Affaitaliani. Poi arriva la bordata: "In questo momento il Partito Democratico lo hanno lasciato tutti. E' un campo in cui si dicono delle cose e poi se ne fanno delle altre. Voglio capire che cosa fare. E' chiaro che non votare la fiducia a questo governo vuol dire uscire dal Pd o qualcosa di molto simile". Con Vendola - Insomma Renzi prima o poi resterà solo col suo Pd renziano. I rossi probabilmente vireranno a sinistra con l'amico Nichi: "Si deve fare una nuova sinistra. Si deve fare un nuovo Ulivo. Pensavo che anche Renzi fosse d'accordo invece lui sta facendo un nuovo centro con Alfano con un Parlamento eletto la volta scorsa con un nuovo quadro politico. Insomma è veramente una soluzione pasticciata. Va fatti con quelli che con me lavorano da qualche mese. Sono una decina alla Camera e una decina al Senato. Quando cambia tutto è anche un po' difficile prendere le decisioni".  La questione "civatiana" non è da sottovalutare. La maggioranza al Senato è fissata a quota 161, Letta era arrivato a quota 171. I "civatiani" a palazzo Madama sono 6 e se dovessero negare l'appoggio a Renzi metterbbero a serio rischio la tenuta dell'esecutivo. Ma un'altra bordata per Matteo arriva da Felice Casson che avverte: " “Non si tratta di un pregiudizio contro Renzi. In Veneto per esempio eleggeremo un segretario regionale unitario, un deputato renziano, Roger De Menech, ottima persona. Però sul governo un problema c’è… La gente è arrabbiata: a Vicenza hanno occupato la sede del Pd. A Venezia hanno presentato un documento contrario alla cacciata di Letta. La situazione è difficile". Insomma i siluri da sganciare sul governo di Matteo sono pronti. Renzi rischia grosso.