Il borsino

Renzi al governo: ecco chi vince e chi perde col sindaco premier

Ignazio Stagno

Capolinea per Enrico Letta, strada in salita per Matteo Renzi. La staffetta ormai è cosa fatta. Enrico è stato archiviato nello spazio di pochi giorni con un "grazie, vai a casa", scandito in assemblea e con tono un po' beffardo dal segretario del Pd. Ora tocca a lui, tocca a Renzi. Sul Colle inizierà presto un rapido giro di consultazioni, venerdì sera probabilmente dovrebbe essere affidato l'incarico al sindaco di Firenze, mentre tra sabato e domenica usciranno il programma e lista dei nuovi ministri. Per le nomine i giochi sono quasi fatti, mancano solo alcuni colpi di lima.  Palazzo Chigi - L'arrivo di Renzi a Palazzo Chigi cambia le carte in tavola. E' un piccolo terremoto, una piccola rivoluzione che si lascia alle spalle dei vincitori e dei perdenti. Tra questi ultimi, di sicuro, il quasi-ex premier Letta, che un minuto dopo aver mollato la poltrona dovrà decidere se accettare una nuova poltrona di governo da parte di Renzi oppure se passare all'opposizione interna del Pd (Renzi, con buona probabilità, lascierà la carica di sindaco di Firenze per passarla al fidato Dario Nardella). Letta, se rifiutasse ruoli di governo, potrebbe divenare commissario europeo nel nuovo esecutivo comunitario che nascerà in estate dopo le consultazioni Europee.  La Merkel perde - Ma andando al di là dei nostri confini, chi è chi ci ha rimesso con la cosiddetta "staffetta"? A perdere di sicuro è l'asse europeo Merkel-Hollande-Cameron, quell'Europa che da sempre ha sostenuto Letta nel nome del rigore. Vince al contrario l'asse Obama-Netyanahu che da sempre si è mostrato favorevole ad un ascesa del rottamatore a palazzo Chigi. Tornando al Belpaese, vince anche Denis Verdini, che aveva puntato subito su Renzi. Silvio lo aveva detto qualche giorno fa: "Denis e Matteo si incontrano da anni tutti i lunedì mattina. Sono amici" Silvio vince - Ma a vincere è anche il Cav. Con Renzi a palazzo Chigi si chiude la stagione dell'anti-berlusconismo. Silvio può avere una seconda giovinezza politica. Berlusconi grazie al cosiddetto "patto del Nazareno" si fregia del lustrino di padre delle riforme. A peredere, invece, è tutto il centrino di Monti, Casini&Co. Pier si è già riparato sotto l'ombrello di Silvio rientrando nel centrodestra. Monti e gli altri invece probabilmente entreranno nel Pd. Infine Angelino Alfano, che è uno dei pochi che riesce a restare in piedi. Probabilmente resterà ancora al governo con Renzi, ma non si brucerà del tutto le carte per presentarsi al voto con la coalizione di Forza Italia.  I grillini - E l'M5S? Nessuna novità. Grillo e Casaleggio restano contro. Contro tutti e contro tutto. Loro pareggiano. Rimarranno alla finestra e ascolteranno le proposte del rottamatore votando di volta in volta i singoli provevdimenti adottati dal governo del sindaco. Voteranno invece per Renzi i tre o quattro grillini che sono già usciti dal Movimento e sono iscritti al gruppo misto del Senato, a cominciare da Gambaro, De Pin e Mastrangeli. La nuova partita è appena cominciata.