Offensiva totale
M5S, guerra alla Camera e in commissione: risse, minacce e impeachment a Napolitano. Il video
Rissa alla Camera mercoledì sera, rissa in Commissione Affari costituzionali il giovedì mattina. I grillini mettono a ferro e fuoco Montecitorio, depositano l'impeachment contro Giorgio Napolitano, bloccano i lavori parlamentari e chiedono la testa del presidente di Montecitorio Laura Boldrini. Invece di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, i deputati del Movimento 5 Stelle hanno deciso di riempirla. Anzi, di okkuparla. Dai tetti alle aule, agli scranni (anche del governo), a costo di prendersi insulti, ceffoni, spintoni e querele. Il testo dell'impeachment contro Napolitano Doppia rissa - L'offensiva totale dei pentastellati di queste ultime ore è una escalation clamorosa. Prima le urla e gli spintoni subito dopo la "ghigliottina" della Boldrini su Imu e Bankitalia. Clima rovente, assalto ai banchi del governo, questori e commessi scatenati. La scena si è più o meno ripetuta la mattinata seguente, quando i deputati M5S bloccano nell'aula i parlamentari delle altre forze politiche. La commissione ha votato il mandato al relatore della legge elettorale tra le urla degli onorevoli 5 Stelle e l'intervento trafelato dei commessi. Il capogruppo di Sel a Montecitorio Gennaro Migliore ha invitato i grillini a votare le pregiudiziali di costituzionalità alla legge elettorale che Sel ha presentato, ma Laura Castelli (M5s) tira dritto: "Stamattina hanno fatto un altro sopruso come quello di ieri, aprendo e chiudendo subito la votazione". Si è arrivati anche al boicottaggio dei colleghi, con il capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza che non è riuscito a rilasciare una dichiarazione ai microfoni delle televisioni nell'apposita sala nell’area stampa della Camera. "Minacce dai 5 Stelle" - Il presidente della Commissione Affari costituzionali Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) parla invece di minacce: "Mi è stato chiesto: Lei ha dei figli?'. E' una espressione che io ho percepito come minaccia". Da parte del Movimento 5 Stelle, spiega invece il capogruppo del Nuovo Centrodestra Enrico Costa, "a mio giudizio c'è stata una interruzione di pubblico servizio che bisognava sanzionare". L'alfaniano lamenta il fatto di non aver potuto formulare una dichiarazione di voto sulla riforma elettorale perché, viste le proteste del Movimento 5 Stelle, si è aperta e chiusa la votazione per dare mandato al relatore.