Legge elettorale
Italicum, salta l'accordoRenzi e Cav si incontrano di nuovo
E’ impasse sulla legge elettorale, con i due principali partiti che hanno siglato l’accordo, Forza Italia e Pd, che non trovano la quadra sui nodi ancora da sciogliere. Non basta l’apertura degli azzurri sull'innalzamento dal 35 al 38% della soglia di sbarramento per ottenere il premio di maggioranza. Il partito del Cavaliere insiste affinchè il Pd mantenga i patti e, in serata, smentisce che ci sia un accordo già raggiunto sul 38%, come invece era circolato nel pomeriggio. L’impasse, a questo punto, però resta, tanto che fonti azzurre riferiscono di un possibile nuovo incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Dal Pd nessuna conferma. Anzi, su Facebook Renzi ha fatto sapere che lui oggi è a Firenze e, quindi, ha smentito la possibilità di un incontro. La situazione è comunque molto tesa, anche perché il segretario Pd, in un altro post su Facebook, avverte: "Ieri ho chiesto ai nostri deputati di ritirare gli emendamenti per far cadere ogni alibi sulle divisioni interne. Bene adesso tocca al parlamento. Personalmente non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare - ha avvertito il segretario del Pd - se qualcuno vuol far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al paese" Le posizioni - Il segretario del Pd, che nella giornata di ieri ha incontrato prima Denis Verdini e poi Angelino Alfano e in serata i componenti Pd della prima commissione, resterà infatti a Roma e questa mattina potrebbe avere un nuovo faccia a faccia con l’ex premier. Per Forza Italia, però, al momento non ci si sposta di un millimetro dall’accordo siglato proprio tra il Cavaliere e Renzi: nessuna modifica al testo dell’Italicum così come depositato in Commissione. Non, viene precisato, una chiusura pregiudiziale a modifiche, ma al momento non c'è l’accordo. FI insiste sul no alle preferenze, no a ritoccare le soglie di ingresso, no netto alla delega al governo per la definizione dei collegi. E’ proprio su questo punto che la trattativa si sarebbe incagliata, con un’ampia parte del Pd favorevole alla delega e il timore per Renzi di vedersi spaccare il partito qualora vi rinunciasse. Anche Ncd vuole la delega, ma Forza Italia al momento non cede. Il partito di Berlusconi, poi, insiste sulla norma cosiddetta 'salva-Lega', ripresentata con un emendamento in commissione. Mentre Ncd ribadisce l’introduzione delle candidature plurime, sul quale gli azzurri non chiudono. Il Pd ritira gli emendamenti - Da parte sua il Pd, come già annunciato nella tarda serata di ieri, ha ritirato la maggior parte dei suoi emendamenti, confermando solo i tre relativi all’innalzamento della soglia di sbarramento per accedere al premio di maggioranza dal 35 al 38%, alle primarie facoltative e alla delega al governo per la ridisegnazione dei collegi. Forza Italia, invece, ha mantenuto tutti gli emendamenti depositati. L'unico gruppo che in commissione Affari costituzionali della Camera ha ritirato gli emendamenti depositati è il Pd. Lo conferma il presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto (FI). "Allo stato - riferisce Sisto - sono stati ritirati solo gli emendamenti del Pd. In tutto, quelli ammessi, sono circa 250-260". Toti e l'investitura - Il nuovo incontro tra Renzi e Cav arriva in un clima politico, se possibile, ancora più teso dopo le dimissioni del ministro dell'Agricolutra Nunzia De Girolamo. Ed arriva il giorno stesso in cui Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi in un'intervista al Corriere della Sera, "incorona" Renzi premier immaginando un governo di scopo per fare la legge elettroale: si vota e chi vince imposta e fa le riforme, a partire da quella del lavoro