Dopo il faccia a faccia

Pd, Renzi: "Profonda sintonia con Berlusconi"

Ignazio Stagno

"Profonda sintonia con Silvio Berlusconi e Forza Italia". Matteo Renzi, in una breveissima conferenza stampa al termine dell'incontro con il Cav, sottolinea come il faccia a faccia tanto atteso abbia avuto un esito positivo. Di fatto i due leader non hanno parlato solo di legge elettorale ma anche di riforme costituzionali e dell'abolizione del Senato. Su tutti e tre i punti Renzi sostiene che con Silvio c'è un'intesa. "Profonda sintonia con Forza Italia  su una riforma del Titolo V della Costituzione sia "di natura   costituzionale", sia con interventi ad esempio per la riduzione dei   rimborsi ai Gruppi regionali; sulla "trasformazione del Senato in   Camera delle Autonomie", prevedendo che "non vota la fiducia", che "non ci sia indennità ed elezione diretta per i senatori"; su un   modello di legge elettorale "che favorisca la governabilità, il   bipolarismo ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli", ha affermato Renzi. Il patto - Insomma Forza Italia e Renzi avrebbero trovato un accordo. Adesso Renzi però dovrà giocare la partita più difficile quella dentro le mura del Nazareno. Lunedì alle 16:00 il segretario democratico sottoporrà alla direzione del Pd un testo con i tre punti su cui far partire il percorso delle riforme. Tra i dem però è guerra aperta. I cuperliani e i bersaniani avevano ammonito il segretario: "Se ti accordi con Berlusconi il governo rischia di cadere". E a quanto pare questo avvertimento non ha spaventato Renzi che è andato per la sua strada ed ha deciso di trattare con Silvio. Ma la direzione del Pd di lunedì si preannuncia infuocata. L'ala "rossa" democratica potrebbe sabotare il piano del segretario. A quel punto il partito rischierebbe la scissione. Un fantasma che da qualche settimana comincia a girare per le stanze del Nazareno. In una sola mossa Silvio ha messo con le spalle al muro il Pd, Letta e lo stesso Renzi. Il rischio più grosso per Matteo è quello di vincere sulle riforme ma di perdere il partito.