Il commento

Socci: i credenti perseguitati dai cattoprogressisti

Giulio Bucchi

  Ma il Papa sa quello che - a nome suo - stanno facendo ai «Francescani dell’Immacolata»? Appena due giorni orsono Francesco ha giustamente proclamato che «il Vangelo non si annuncia con le bastonate, ma con amore e gentilezza». Eppure sui Francescani dell’Immacolata - senza alcun motivo e alcuna colpa da parte loro - si è abbattuta una tempesta di bastonate. Stanno radendo al suolo quello che è uno dei pochi ordini religiosi vivi, ortodossi e pieno di vocazioni (stimato e sostenuto da Benedetto XVI).  Il peggio è che la distruzione viene perpetrata in nome di Francesco. Ma è mai possibile che il Papa della gentilezza approvi questi metodi e questa persecuzione?   Fra l’altro i «Francescani dell’Immacolata», nel disastro generale degli ordini religiosi (senza vocazioni, spesso in crisi dottrinale e disciplinare, con molti noti errori), dovrebbero essere portati ad esempio: infatti loro vivono radicalmente la povertà, vivendo solo di carità, hanno molte vocazioni, conducono una vita fortemente ascetica, fanno tante opere di carità per i poveri e i diseredati, annunciano la Buona Novella con zelo missionario e sono obbedienti alla Chiesa (in questi mesi di repressioni subiscono tutto con mitezza e nel silenzio).  Molti fedeli sono scandalizzati dall’accanimento con cui vengono colpiti. C’è gente che piange per i forzati allontanamenti di questi buoni frati dalle comunità dove hanno lavorato fino ad ora.  Io non ho mai avuto a che fare con loro, ma, da osservatore imparziale, li ammiro. E mi chiedo: perché tanta durezza contro religiosi che per i fedeli rappresentano un grande esempio di vita e un vero riferimento spirituale?  Eppure non si è avuto un tale accanimento nemmeno nei casi di religiosi, preti e teologi in cui c’erano grossi problemi di dottrina, disciplina e altro.  Il post-Concilio, per esempio, fu una catastrofe. A decine di migliaia buttarono l’abito religioso: «Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata» affermò Giovanni Paolo II, «si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi  nel “relativismo” intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva». Anche la Compagnia di Gesù, come Bergoglio sa bene, è stata nella tempesta e alcuni suoi membri hanno alimentato la confusione teologica. Eppure non sono mai stati presi provvedimenti come quelli adottati oggi contro i «Francescani dell’Immacolata». Secondo le statistiche ufficiali dal 1965 (quando finisce il Concilio) al 2005, i membri della Compagnia di Gesù (i gesuiti) sono crollati del 45 per cento, i salesiani del 24 per cento, i Frati minori del 41 per cento, i Cappuccini del 29 per cento, i Benedettini del 35 per cento, i Domenicani del 39 per cento. Al contrario i «Francescani dell’Immacolata», famiglia religiosa nata negli anni Settanta da padre Stefano Maria Manelli e da padre Gabriele Maria Pellettieri, hanno attratto subito tante vocazioni. Riconosciuti dalla Chiesa nel 1990, con decreto pontificio del 1998, oggi sono circa 400 frati in 55 case nel mondo e altrettante suore con 47 case su tutto il globo. Anche le vocazioni - che in tutte le diocesi languono - fra loro crescono a ritmi impressionanti. Davvero una comunità benedetta da Dio. Così l’11 luglio scorso la Congregazione vaticana dei religiosi ha deciso di colpire col commissariamento questa fiorente famiglia religiosa.  Da allora al fondatore, padre Stefano M. Manelli, è stato imposto l’isolamento (i suoi frati non possono né scrivergli, né telefonargli, né andare a trovarlo, né parlargli in alcun modo); tutti i frati che avevano ruoli di responsabilità sono stati esiliati in luoghi remoti, spesso all’estero; i movimenti laicali legati alla congregazione sono stati ibernati; il seminario è stato chiuso e sono state sospese le ordinazioni diaconali e sacerdotali.  Il commissario non ha potuto prendere in pugno le riviste dell’ordine perché appartengono ai laici, così ha proibito ai religiosi della congregazione di collaborarvi. In sostanza si è usato il pugno di ferro.   Nessuno può credere che il Pontefice della tenerezza abbia voluto o autorizzato una cosa simile. Troppo grande sarebbe la contraddizione fra il suo insegnamento («amore e gentilezza, non bastonate») e la pratica concreta che ricorda i fantasmi dell’Inquisizione. È pur vero che in passato l’Inquisizione, i cui metodi furono spazzati via grazie a Joseph Ratzinger, nel corso della sua storia colpì diversi santi. L’ultimo fu padre Pio. Com’è noto il santo cappuccino, fra 1960 e 1961, dovette subire - sotto il cosiddetto «Papa buono» - provvedimenti restrittivi e punitivi molto duri. Erano del tutto ingiusti, come poi ha dimostrato la piena riabilitazione voluta da Paolo VI e la canonizzazione del frate stigmatizzato fatta da Giovanni Paolo II. Ma fa un certo effetto che si perseguitasse un santo come lui, proprio mentre nella Chiesa si portavano in palmo di mano teologi come Karl Rahner che Roncalli nominò fra i consultori del Concilio Vaticano II.  Rahner ha avuto un’influenza assai nefasta nella teologia post-conciliare (basti dire che Hans Kung è stato il suo degno allievo). La sua teoria dei «cristiani anonimi» fu un autentico veleno.  Tuttavia Rahner è intoccabile anche oggi. Ci sono teologi che si permettono di mettere in discussione i dogmi della  fede cattolica, la Madonna e i santi. Ma Rahner non si può discutere.  Invece fra le coraggiose iniziative di riflessione teologica che i «Francescani dell’Immacolata» hanno intrapreso negli anni passati c’è stato proprio un convegno di studi intitolato significativamente «Karl Rahner: un’analisi critica». In netto contrasto con la «teologia progressista» oggi dominante. Molti sospettano che fatti del genere abbiano contribuito a mettere i «Francescani dell’Immacolata» nel mirino del potere clericale, dove oggi siedono ecclesiastici che hanno avuto trascorsi nella «Teologia della liberazione», come il cardinale brasiliano João Braz de Aviz che è proprio il capo della Congregazione vaticana che ha deciso il commissariamento. In un’intervista di qualche tempo fa il prelato ha raccontato come visse quella fase della sua vita, ma curiosamente lì non ha fatto sua la condanna degli errori della Teologia della liberazione che fu firmata da Giovanni Paolo II e da Joseph Ratzinger.  Anzi ha affermato: «rimango convinto che in quella vicenda è passato comunque qualcosa di grande per tutta la Chiesa».  Sì, una grande catastrofe. Ecco ora nuovi disastri «progressisti», come l’annichilimento dei «Francescani dell’Immacolata». Se questi frati fossero stati seguaci di Rahner, Kung o della Teologia della liberazione, la loro persecuzione avrebbe suscitato uno scandalo sui media. Invece sono fedeli alla Chiesa, dunque nessuno li difende. C’è chi sostiene che si tratti di una sorta di vendetta trasversale contro Benedetto XVI per il «Motu proprio» che liberalizzò la messa tradizionale. Esso suscitò pesanti reazioni e opposizioni in Curia e fra i vescovi. Mentre i «Francescani dell’Immacolata» attuarono fedelmente il «motu proprio» volendo essere in comunione col Papa. È questa la loro colpa? Io credo che la loro distruzione danneggi tantissimo pure l’attuale papa. Perché annichilisce un carisma prezioso per la Chiesa e perché porta acqua al mulino dei lefebvriani che hanno attaccato pubblicamente Bergoglio. Adesso costoro possono dire: «vedete, nella Chiesa di Francesco c’è posto per tutti, meno che per i cattolici». Avendo sempre difeso il Pontefice da questi attacchi, io spero che, informato dei fatti, quanto prima egli metta fine a questa incredibile persecuzione e ristabilisca la verità e la giustizia.  di Antonio Socci www.antoniosocci.com