L'organigramma

Forza Italia, Berlusconi prepara le nomine: Verdini coordinatore

Ignazio Stagno

Silvio Berlusconi serra i ranghi per andare al voto in primavera. Il Cav è determinato: vuole un election day a maggio con politiche ed europee. Per arrivare al voto, Silvio cerca di sistemare Forza Italia e di definire l'assetto del partito e soprattutto le nuove cariche nell'organigramma del partito. Serve anche l'aiuto di Alfano che ha in mano il futuro di Letta. Il Cav è in pressing su Angelino perchè stacchi la spina e torni presto a "casa". Così Silvio studia le prossime mosse per il partito. Fino a pochi giorni fa il Cav pensava ad un triumvirato alla guida del partito. Verdini blindato -  Alcune indiscrezioni invece davano in salita le quotazioni di Giovanni Toti come coordinatore nazionale del partito. Ma nelle ultime ore, in vista anche della convention del 26 gennaio, data in cui il Cav lancerà la campagna elettorale e il nuovo organigramma del partito, pare che il Cav abbia deciso di non agitare troppo le acque e di lasciare il ruolo di coordinatore unico a Dennis Verdini. L'idea del Cav è quella di strutturare il partito su due pilastri: il partito tradizionale e il movimentismo dei Club e dell’Esercito di Silvio. Al vertice del partito probabilmente però andrà un falco di razza come Verdini che a quanto pare avrebbe convinto il Cav a rinunciare all'idea di nominare Toti, Tajani e una donna, Gelmini o Bernini vicepresidenti del partito. Verdini e i suoi rivendicano di avere salvato l’agibilità politica di Silvio portandolo all’opposizione. Dalla loro, come racconta Repubblica, c’è lo statuto, che non prevede altro che il presidente  e un coordinatore organizzativo. "Cambiarlo sarà molto, molto difficile", avverte un falco. Così Verdini dovrebbe mantenere il posto di coordinatore unico. Tutti i nomi - Intanto comincia a delinearsi un possibile organigramma del futuro Comitato di presidenza, composto da 36 persone tra aventi diritto (capigruppo, vice, governatori) e 12 nominati da Silvio. Ecco i ruoli: Toti alla comunicazione, Fitto agli enti locali, Santanchè al fund raising e alle manifestazioni, Capezzone ai dipartimenti, Fontana al tesseramento, Abrignani alle questioni elettorali. E se saltassero i vicepresidenti potrebbe nascere una cabina di regia di 5 o 6 fedelissimi, una sorta di war room da riunire in casi di emergenza. Ci sarà anche una Consulta del presidente con imprenditori ed economisti.