Corsia preferenziale
Renzi, una poltrona d'oro al suo amico
«Matteo Renzi lo conosco da dieci anni almeno, abbiamo condiviso l’esperienza della Margherita…». Parola di Giacomo D’Arrigo, nuovo Direttore generale dell’Agenzia nazionale giovani. A nominarlo dirigente generale della pubblica amministrazione, incarico da circa centosessantamila euro l’anno, è stato il Consiglio dei ministri di venerdì 27, su proposta del ministro Cécile Kyenge, titolare della delega alla Gioventù dal giorno in cui si è dimessa Josefa Idem. Ma chi è il nuovo dipendente di Palazzo Chigi che Enrico Letta ha preferito per quel ruolo ai trecento che già lavorano - e percepiscono analogo emolumento - alla Presidenza del Consiglio? D’Arrigo ha 37 anni, è vicepresidente della Fondazione Big Bang, luogo di raccolta dei renziani siciliani, dove è stato numero due del responsabile Welfare del “nuovo” Pd, Davide Faraone. È stato in predicato di diventare segretario del suo partito in Sicilia: «È una voce che mi lusinga, ma ancora non c'è nulla di concreto», spiegava a SikilyNews lo scorso luglio. La trattativa, poi, è naufragata. Più recentemente si era ventilato un suo ingresso nella segreteria nazionale del partito, ma il numero uno democratico gli ha preferito l’altro siciliano e due erano troppi. Detto, fatto: un incarico - molto ben retribuito, di “prima fascia” come si dice in gergo - è spuntato fuori anche per lui. A risolvere la questione, con la controfirma sua e il “sì” di tutti i membri dell’esecutivo, è stato il presidente del consiglio, quello stesso che pure il sindaco di Firenze e la sua squadra stanno facendo tribolare non poco. Nessuno di loro sembra essersi accorto che questa manovra è l’esatta negazione di alcune delle frasi più ad effetto pronunciate dal sindaco di Firenze nel corso della sua lunga campagna congressuale: «Sogno un’Italia dove si va avanti per merito e non perché si conosce qualcuno», su tutte. Il nuovo direttore generale dell’Agenzia per i giovani «qualcuno» lo conosceva eccome. Il segretario del Pd, innanzitutto. Lo ha spiegato lui stesso in più d’una intervista. E conosce anche il suo fedelissimo Graziano Delrio, ministro per gli Affari Regionali: quest’ultimo ha firmato la presentazione-prefazione del libro che D’Arrigo ha scritto alcuni mesi fa e s’intitola: «L’Italia cambiata dai ragazzini. Nuovi amministratori, nuovi comuni». Il più riuscito dei «ragazzini» citati nel libro, neanche a dirlo, è il sindaco di Firenze, segretario del principale partito che sostiene il governo. Per il neo-dirigente generale di Palazzo Chigi ha rivoluzionato il modo di governare i Comuni, specie «in ambito culturale». Alla Presidenza del Consiglio la sua nomina sta facendo un certo rumore. Condividendo la necessità di contenere i costi dei ministeri e realizzare la spending review, gli ultimi premier si erano impegnati a valorizzare le risorse interne, portando a scadenza senza rinnovarli i contratti dei dirigenti esterni. Stavolta è andata diversamente: lo Stato dovrà pagare un esterno per svolgere il suo lavoro e, contemporaneamente, terrà ai box un altro dei trecento dirigenti interni, che percepirà ugualmente il (lauto) stipendio. Per il renziano - professo - il governo ha fatto una eccezione: sicuramente D’Arrigo se la sarà meritata. Ma nell’attesa che - come previsto dalla legge per tutti i dirigenti pubblici - il curriculum del nuovo Direttore finisca sul sito dell’Agenzia governativa, in molti si sono messi a cercare le informazioni disponibili. La sua “carriera” è cominciata nel Comune di Nizza di Sicilia (3467 abitanti, in provincia di Messina) dove è nato ed è stato eletto consigliere comunale. Da quel giorno D’Arrigo è stato attivo dentro l’Associazione dei Comuni italiani e - mentre Graziano Delrio era presidente - ha fondato e presieduto Anci Giovani. Nel 2012, forte di quel trampolino, si è candidato sindaco nel suo Comune con una lista civica di centrosinistra, arrivando terzo: 19,68% dei consensi, pari a 490 voti. D’ora in avanti gestirà una dotazione economica di molti milioni di euro, il bilancio di un’azienda di medie dimensioni. «Ringrazio il governo per la fiducia, in particolare il presidente Letta ed il ministro Kyenge», ha commentato appena dopo la nomina. Aggiungendo: «Un pensiero lo debbo anche a Graziano Delrio e Matteo Renzi che hanno avuto fiducia nella mia persona». Così facendo ha fugato ogni dubbio residuo. di Paolo Emilio Russo