L'intervista
Forza Italia, Bondi sfida Alfano: "Non riuscirà nemmeno a far cadere Letta"
Senatore Sandro Bondi, dopo la sua richiesta il Quirinale ha smentito le ricostruzioni secondo cui aveva suggerito di iniziare le consultazioni per la riforma elettorale dall’interno del perimetro della maggioranza. I timori di Forza Italia sul ruolo del Colle, però, non sembrano del tutto sopiti. Vi sentite tranquillizzati dalla rettifica del capo dello Stato? «Il Quirinale precisa di essersi espresso sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali lo scorso 16 dicembre. Già allora era, per la verità, andato fuori dal seminato». Il che ridimensiona la portata della smentita... «Sì. Su quanto riferito dall’onorevole Boschi infatti, e cioè sull’interesse di Napolitano affinché la legge elettorale sia prima discussa e concordata all’interno della maggioranza di governo, come pretende Alfano, credo che la smentita sia solo dovuta. Tutti sanno infatti che è il Quirinale a tirare le fila del governo fino ad entrare nei dettagli delle questioni più delicate». Ad ogni modo, dal Nuovo centrodestra insistono che se l’accordo si cerca prima fuori dalla maggioranza sarà crisi. Il ministro Quagliariello, intervistato da Libero, ribadisce che se Renzi forza la mano i contraccolpi sul governo saranno inevitabili. «Quagliariello alza la voce perché è terrorizzato come i suoi amici del nuovo centrodestra, che pieni di entusiasmo, ma imprudentemente hanno scelto di fare un salto nel vuoto». Di cosa li accusa? «L’incoerenza del nuovo centrodestra è imbarazzante: prima si alleano con la sinistra, poi dichiarano di volersi alleare nuovamente con Forza Italia e infine pongono veti a discutere della legge elettorale anche con Forza Italia. Poveretti, sono in piena confusione, presi dal terrore di avere imboccato una strada cieca con la prospettiva reale di scomparire». E sì che, almeno in teoria, vedere gli esponenti del Nuovo centrodestra ventilare una crisi di governo non dovrebbe essere musica per le orecchie di Forza Italia... «Una eventuale crisi non la decideranno loro. Renzi gliel’ha già detto abbastanza ruvidamente. Alfano punta a sopravvivere ancora un anno». Che vantaggi ne avrebbe? «Non si sa. Forse sperano che accada qualcosa. Forse che Berlusconi sia posto nell’impossibilità di fare politica. In fondo è quello che dicono a tu per tu per convincere molti nostri parlamentari a passare con loro. Un calcolo nobile, non c’è che dire». Sulla legge elettorale i contatti tra Forza Italia e Pd sono comunque in corso. Si ritiene fiducioso sulla possibilità di arrivare ad un accordo che soddisfi entrambi i partiti? «Ritengo che sia necessario e possibile. Anch’io spero, come ha detto pure Denis Verdini, che in Parlamento si possa realizzare una larga intesa sull’impianto di una legge elettorale bipolare e possibilmente bipartitica. Finalmente si potrebbe evitare di inseguire, come si è fatto in questi anni, sia a sinistra che a destra, agglomerati elettorali privi della capacità di governare». Capitolo partito. Nomine ed organigrammi continuano a farsi attendere. Ufficialmente è per selezionare al meglio i volti nuovi, ma in molti sostengono che in realtà le caselle strategiche della nuova Forza Italia siano lasciate libere allo scopo di rendere più allettante l’offerta per convincere gli alfaniani a tornare sui propri passi. Le risulta? «Francamente non lo so e non m’interessa. Credo che il rinnovamento sia necessario. Sarà poi il presidente Berlusconi a decidere se riaccogliere o meno Alfano. Ma io resto convinto che questo strappo così radicale sia fondato su un patto di ferro tra Alfano, Letta e Napolitano, che non verrà messo in discussione se non dal Pd di Renzi». Berlusconi, confermando la propria storia di sacrificatore seriale di agnelli grassi, lascia intendere che - posti o meno - se Alfano e i suoi ci ripensano, sono i benvenuti. Per loro quale e quanto spazio c’è nella nuova Forza Italia? «Io ho un pessimo giudizio di loro ma, ripeto, sarà Berlusconi a decidere. Io mi interesso di altro. La mia bussola è sempre stata l’onestà del ragionamento politico e la lealtà. Per me le cose non cambieranno comunque». di Marco Gorra