Dopo il Porcellum
I muscoli di Napolitano e Letta"Facciamo noi la legge elettorale"E Renzi dichiara la guerra
Il governo è intenzionato a partire in quarta sulla definizione di una nuova legge elettorale, dopo che l'altroieri la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum. L'obiettivo non è tanto quello di fare in fretta, ma di togliere ai partiti il manico del coltello. Perchè l'intenzione di Enrico Letta e soci (guidati da Napolitano, ovvio) resta quella di andare al voto non prima della primavera 2015, al termine del semestre italiano di presidenza della Ue. Il ministro dei rapporti col Parlamento Dario Franceschini lo ha detto chiaro: potrebbe esserci una iniziativa del governo (disegno di legge)), ovviamente concordata coi partiti che sostengono la maggioranza. Il piano è quello, appunto, di far lavorare sul tema il Parlamento per tutto il 2014 e tornare al voto nel 2015. Senza accelerazioni. Un piano che, ovviamente, trova d'accordo le due forze minori della maggioranza, Scelta civica e Nuovo centrodestra. Soprattutto il partito di Angelino Alfano spera di avere un anno per organizzarsi al meglio al suo interno e sul territorio in vista di una tornata elettorale che, diversamente da quella delle Europee, sarebbe decisiva per la sua stessa sopravvivenza. Lo schema di legge elettorale cui pensano Letta e Alfano è quello di un doppio turno con elezione diretta del premier, come ciò che avviene nei comuni: liste con preferenze al primo turno e ballottaggio tra i primi due candidati premier. Chi rosica è Matteo Renzi, il quale si scaglia contro un eventuale disegno di legge governativo: "Le riforme - avverte - spettano alle forze politiche, non al governo". Un avviso importante in vista del faccia faccia che il sindaco di Firenze avrà con Letta subito prima del dibattito sulla fiducia del prossimo 11 dicembre. Un faccia a faccia nel quale, se eletto segretario del Pd, Renzi rivendicherà la gestione diretta della partita delle riforme. Togliendola al governo. Dalla sua, il "Rottamatore" potrà contare sul favore di Silvio Berlusconi, il quale vede in Renzi l'unico interlocutore che possa consentirgli di realizzare il disegno di interrompere anzitempo la legislatura, tornando alle urne con il Mattarellum prima che per lui si aprano le porte dei Servizi sociali, a primavera 2014. Non è un caso che ieri la proposta di trasferire la discussione sulla legge elettorale dal Senato alla Camera (dove sulla carta una maggioranza favorevole al ripristino del Mattarellum c'è) sia stata sostenuta ieri anche dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Il presidente Giorgio Napolitano, da parte sua, si fa garante della non volontà di una accelerazione dei tempi. Nel caso in cui, entro la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Consulta, il Parlamento non sia ancora approdato alla definizione di una diversa elegge elettorale, è stato da più parti detto come automaticamente ritornerebbe in vigore il sistema proporzionale 8che pur manca delle preferenze). Ma Napolitano, a scanso di equivoci, ha immediatamente escluso che il Paese possa tornare alle urne con quello schema, magari corretto con l'inserimento delle preferenze per ottemperare alle indicazioni della Corte costituzionale: "Quel sistema - ha detto il capo dello Stato - è stato superato dalla volontà espressa dai cittadini. Non ci sarà alcun ritorno al passato".