In cattedra
Sardine, la lettera della musulmana Tabrizi: "Ricordatevi che il velo è il vero male"
Piuttosto che scrivere incerte lettere a Repubblica, care Sardine, forse fareste meglio a leggere. Ad esempio, quello che scrive Atussa Tabrizi sul sito di Micromega. Atussa è, per usare il suo incipit, «una donna, un' iraniana, un' atea». E si rivolge a voi, caro Cerchietto-in capo Mattia e cari compagni di giochi (molto) ittici e (poco) politici. Da subito, con un paragone che una scintilla di riflessione dovrà pure innescare, a chi trascorre i pomeriggi ciondolando in piazza contro l' opposizione di un Paese democratico: «Quello che ho visto sul palco delle sardine a Roma mi ha fatto male, come quando in Iran sono stata arrestata dalla polizia morale perché non ero vestita adeguatamente (avevo una sciarpa sui capelli)». Leggi anche: Il flop delle Sardine al congresso della Lega INVERSIONE MORALE Capite, il retroterra di Atussa? È quello di una donna perseguitata in quanto tale, da un regime vero, sofferenze e privazioni vere. «Il velo per me, in quanto donna iraniana, è simbolo di oppressione, simbolo del male. Non so cosa pensavano le sardine quando hanno deciso di presentare Nibras Asfa come un simbolo di laicità contro Meloni e Salvini, ma chiedo loro se non potevano dare voce a un' altra donna. Una donna - italiana o straniera - che crede nella laicità e nella libertà delle donne». Perché quest' inversione morale, il simbolo del vincolo patriarcale islamico spacciato per simbolo della libertà? Così v' incalza una donna che avverte ancora nel corpo e nell' anima le ferite di quel vincolo, tra l' altro una donna dichiaratamente non sostenitrice di Salvini, della Meloni né di nessuno di quelli che nel vostro acquario ideologico presentate come pericolosi dittatori. Lei i dittatori veri gli ha visti, sa che oggi arrestano, percuotono, torturano in nome di Allah. «Guardate il mio Paese per esempio, guardate come le donne tolgono il velo sapendo che saranno arrestate e condannate al carcere o anche peggio. Guardate le donne in Arabia Saudita che con quella piccola, finta libertà che hanno ottenuto ultimamente la prima cosa che fanno è togliere il velo. Perché la maggior parte di voi femministe e di sinistra non parla mai di queste donne ma invece sempre, dico SEMPRE, delle donne musulmane col velo? Perché non sostenete mai queste persone?». Perché non gli è utile, Atussa, rispondiamo noi, perché le donne come quelle che tu citi, come te, non avvalorano la loro narrazione da aperitivo dopolavoristico (nel caso qualcuno di loro lavori) per cui la causa di tutti i mali planetari sta nell' Occidente colonialista, sfruttatore, capitalista. Tu sei una smentita vivente del loro terzomondismo orecchiato, del loro odio di sé, della propria casa e delle proprie radici, quella malattia dello spirito che il filosofo Roger Scruton chiama "oicofobia", perché sei venuta in Occidente, in Europa, in Italia per incontrare la libertà, e credici, non te lo perdoneranno. A maggior ragione se avranno l' umiltà di leggere la tua straordinaria lettera fino alla fine, quando decidi di farli cozzare frontalmente contro la realtà: «Chi critica l' islam è considerato islamofobo e razzista. La parola islamofobia è stata inventata dai musulmani con il supporto di una grande parte delle persone di sinistra per collegare subito qualsiasi tipo di critica contro l' islam al razzismo. Mentre, come sappiamo, essere musulmano non è una caratteristica di un gruppo di persone legata a una razza. Se volete chiamarmi islamofoba avete il mio permesso, perché io veramente ho una fobia dell' islam, perché l' islam mi ha fatto sempre male. Sia quando vivevo in Iran, sia adesso che sono qui in Italia». L'ISLAM PERSECUTORE "Islamofobia" letteralmente è la "paura dell' islam", e nessuno più di te ha il diritto di rivendicarla e di insegnarcela, Atussa, tu che vieni da un Paese dove i macellai musulmani al potere hanno appena ucciso più di mille persone solo nell' ultima ondata di proteste contro la cricca teocratica. Più di mille uomini e donne come te, molte delle quali hanno avuto il coraggio immane di togliersi il velo pubblicamente nelle strade e nelle piazze di Teheran, lo stesso che Oriana Fallaci chiamò «stupido cencio medievale» in faccia a Khomeini, e ora per questo gesto sono recluse e ammazzate dagli assassini eredi dell' ayatollah assassino. Ma non deve sfuggirvi nemmeno l' ultima parte, cari pescetti in barile, quando Atussa vi dice che l' Islam le fa male anche adesso, anche in Italia. Certamente, non le avrà fatto bene sapere che il marito di Nibras Asfa, la vostra eroina velata, è un dichiarato sostenitore di Hamas, banda di tagliagole finanziata dai tagliagole in capo, i gerarchi nazislamisti di quell' Iran da cui è scappata. La politica, dovete sapere care Sardine, si basa anzitutto sull' individuazione dell' amico e del nemico. Voi con chi state, con Atussa o con i suoi persecutori? di Giovanni Sallusti