l'economista

Carlo Cottarelli sul Mes: "L'Europa presta denaro ai Paesi in difficoltà portandoli a una crisi profonda"

Caterina Spinelli

Il Mes sta facendo discutere il governo. Dall'opposizione alla maggioranza, Giuseppe Conte è colpito su tutti i fronti. La questione si sintetizza in una sola domanda: ma questa riforma al Meccanismo europeo di stabilità è un bene o un male? A dare una spiegazione è Carlo Cottarelli che, sulle colonne della Stampa, parla di un fondo europeo salva-Stati, ossia un fondo che può prestare soldi a chi è in crisi. Fin qui tutto pare essere un beneficio riservato a quei paesi con qualche difficoltà economica. Uno a caso? Il nostro. Eppure nulla viene fatto per niente e così anche l'Ue impone un tornaconto: "Facciamo un esempio - prosegue l'economista -. Un paese dell'area euro, che chiameremo Belpaese, va in crisi, nessuno vuole più finanziarlo e il Belpaese si rivolge al Mes. Il Mes può prestare al Belpaese soldi europei (cioè risorse fornite o comunque garantite dagli altri paesi europei), ma vuole essere ragionevolmente certo che i soldi saranno restituiti". Leggi anche: Mes, Elisabetta Gardini sconcerta lo studio: "Ma lo sapete che i membri avranno l'immunità totale?" Ed ecco che subentra la fregatura: "L'Unione europea chiede quindi che il Belpaese ponga in atto certe azioni: tagliare la spesa pubblica, aumentare le tasse, insomma mettere a posto i propri conti. Questo è il principio della condizionalità: i prestiti del MES sono erogati a patto che il Belpaese sia disposto a fare certe cose. La questione di cui si sta discutendo è se tra queste cose ci sia la ristrutturazione del debito pubblico". I problemi per Cottarelli non finiscono qui, perché nel caso in cui lo spread iniziasse a crescere, gli investitori saprebbero che il fondo salva stati, quello che può intervenire in caso di problemi, richiederà probabilmente la ristrutturazione del nostro debito come condizione per un prestito. Condizione che porterebbero automaticamente gli investitori a smettere di comprare titoli di stato al primo segnale di tensione. Un momento di difficoltà che potrebbe essere superato, dunque, potrebbe trasformarsi in una crisi profonda.