Il ritratto
Giuseppe Conte, chi è davvero il premier? Poche opere, molti misteri: le ultime scoperte inquietanti
Conte è il nuovo camaleonte della politica italiana. Gli sono bastati venti giorni per cambiare pelle: da "avvocato del popolo" - e soprannome più "populista" non poteva esser trovato - a impeccabile gagà amato dai salotti della sinistra. Possiede quella «facoltà speciale» che già Plutarco attribuiva ad Alcibiade, di «saper assumere le abitudini e adattarsi al modo di vivere dei vari luoghi dove si recava, trasformandosi più rapidamente del camaleonte». Come Alcibiade ambizioso, spregiudicato. Ma ancor più della sua rapidità in politica, sorprende la rapidità della sua carriera. Quando divenne premier, scoppiò per qualche giorno la polemica sul suo curriculum un po' "ritoccato" con soggiorni di studio all' estero che, pare, non fossero proprio tali. Leggi anche: Giuseppe Conte, tracolla la fiducia nei sondaggi Durò poco, e giustamente: peccati venali, che si perdonano facilmente. Nessuno però pare mai essersi stupito del fatto che il premier abbia avuto una carriera universitaria a dir poco sui generis: ha scalato tutta la gerarchia universitaria in soli quattro anni, dal 1998, anno in cui è divenuto ricercatore a Firenze, al 2002, quando ha vinto il concorso da ordinario. Il meno che si possa dire è che ha bruciato le tappe: professore associato a 37 anni (l' età media, in Italia, è 52 anni), abilitato ordinario nel 2001, chiamato nel 2005 (cioè a 41 anni, l' età media è di 59 anni). Niente da dire: il giovane "favoloso", lo studioso di eccezione, è giusto che sia premiato, che sia favorito, che possa fare una carriera veloce, senza i tempi morti, gli ostacoli, i vizi insomma di cui l' università italiana soffre da sempre. IL CURRICULUM Pure c' è qualcosa che non va, almeno a leggere il suo curriculum. Per una carriera così brillante non occorre, infatti, avere molto scritto, aver contribuito in maniera non dico incisiva, ma eccezionale, al dibattito scientifico con le proprie pubblicazioni? Dei libri di Conte, poco risulta, a dire il vero. Certo, molti articoli e saggi, tante curatele. Ma libri? Per diventare ricercatore, nel 1998, sembra ne abbia due: ma sono due edizioni provvisorie ("Il volontariato: libertà dei privati e mediazione giuridica dello Stato"; "Matrimonio civile e teoria della simulazione"). Il che significa: non sono state pubblicate da un editore. Quale circolazione possono aver mai avuto? Quanto possono essere state lette dagli addetti ai lavori? Solo l' anno dopo, nel 1999, esce il suo primo libro: "La simulazione del matrimonio nella teoria del negozio giuridico". Dal titolo, sembrerebbe una ripresa di uno dei due lavori già presentati nella loro edizione provvisoria. E con quello, diventa associato. Lo stesso anno, nel 2011, scrive "Le regole della solidarietà: iniziative non profit dei privati e mediazione dei pubblici poteri": ma anche questa sembrerebbe essere una edizione ad uso "concorsuale", se viene stampata da una tipografia romana. Come gli altri testi "provvisori", non sembra avere diffusione, tanto che tutti risultano disponibili e consultabili solo presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Con questo, diventa ordinario. Insomma: in quattro anni, passa da ricercatore a professore ordinario con di fatto un solo libro, e tre edizioni "provvisorie". Oltre, certamente, agli articoli. Senonché, anche per quanto riguarda questi ultimi, stupisce che un professore diventi ordinario senza aver mai pubblicato un saggio sulla "Rivista di Diritto Civile", che è unanimemente considerata, la rivista per eccellenza del suo settore, dove hanno scritto, nel corso della loro carriera, tutti gli ordinari della materia. Infine, ci sono le curatele, quasi sempre insieme a Guido Alpa. Il suo socio di studio, ricordate? Il quale - almeno lo scrivevano i giornali già l' anno scorso - pare fosse anche nella commissione del concorso per ordinario vinto da Conte. CHI L'HA VALUTATO? Le cose cominciano ad essere più chiare. Certo, a noi non ce ne frega niente della carriera universitaria di Conte. Buon per lui, se la fortuna lo ha aiutato. Eppure, magari, l' interrogazione che è stata presentata nei suoi confronti farebbe bene a chiedergli, più che delle sue attività professionali, di mostrare i verbali delle commissioni dei suoi concorsi, per capire come - e da chi - siano stati valutati i suoi titoli. Conoscere più nei dettagli tutto questo - le commissioni di concorso, le sue pubblicazioni, i rapporti tra università ed affari che ha intrattenuto - non servirebbe forse a dirci qualcosa di più del "camaleontico" personaggio politico che è diventato? Lui che avrebbe dovuto lasciare la politica, come aveva dichiarato, subito dopo l' esperienza del governo giallo-verde? L' avvocato del popolo non è forse l' avvocato dell' establishment, perfettamente inserito nel mondo delle istituzioni, degli incarichi pubblici, degli affari? Perché non viene a dirci, finalmente, chi è davvero? di Paul Frushtuck