pericolo imminente

ArcelorMittal, il vero piano di Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone: cacciarli per nazionalizzare l'Ilva

Caterina Spinelli

La questione Ilva non rappresenta un problema solo (per modo di dire) per quei 10mila italiani che resteranno senza lavoro e per quel Paese che si vedrà sottratto dell'1,4 per cento del Pil. Il sito di Taranto è un cavillo anche per il governo e, in particolar modo, per i Cinque Stelle che da sempre si sono prodigati in promesse mai mantenute. Prima con Luigi Di Maio, in veste di ministro dello Sviluppo economico, ora con Stefano Patuanelli suo successore, con il quale condivide non solo gli stessi ideali (entrambi grillini) ma anche l'incompetenza in materia.  Così i pentastellati pensano a una soluzione: la nazionalizzazione. Secondo Giuseppe Turani "i Cinque Stelle non vogliono che l'Ilva passi di mano (a ArcelorMittal) perché pensano che la soluzione migliore sia la statalizzazione". Solo così - per la firma del Giorno - il Movimento raggiungerebbe il suo vero scopo, quello di chiudere i battenti dell'Ilva una volta per tutte. Non a caso, nelle ultime ore, l'ipotesi della nazionalizzazione è stata rilanciata anche da Gianluigi Paragone.  Leggi anche: Ilva, Lina Palmerini a Coffee Break: "Questo non è l'unico problema, la bomba sul Conte bis sarà Alitalia" "I 5 stelle, sapendo che inseguono un sogno assurdo (una società quasi silvo-pastorale), non vogliono la libera concorrenza, la competizione, perché questo comporta che i giocatori siano tanti e non tutti controllabili" spiega Turani. D'altronde un Movimento nato come protesta come può non volere quelle società che ai tempi erano "crudeli, povere e sessuofobiche".