Paura giallorossa

Regionali, Emilia Romagna, il Pd è già disperato: Stefano Bonaccini apre a M5s e Matteo Renzi

Gabriele Galluccio

La fragorosa sconfitta in Umbria dell'alleanza di governo Pd-M5s (alla prima uscita elettorale in coalizione) può avere ripercussioni anche sul prossimo voto regionale, in programma in Emilia Romagna il 26 gennaio 2020. Lo sa bene il centrosinistra, che è davanti ad un bivio: frammentarsi potrebbe tradursi in una sconfitta ancora più netta (da percentuali bulgare, per intenderci), ma allo stesso tempo neanche il 'tutti insieme appassionatamente' è garanzia di successo, o quantomeno di competizione reale con la Lega e i suoi alleati. Per approfondire leggi anche: Regionali in Umbria, Nicola Porro umilia Marco Travaglio: "Forse l'alleanza giallorossa non è una genialata" Nel dubbio, il Pd vuole avere tutti al proprio fianco in Emilia Romagna. Il presidente regionale uscente, Stefano Bonaccini, è in corsa per un secondo mandato e ha già iniziato a fare appelli. D'altronde la pressione derivante dalla debacle rossa in Umbria si fa sentire: "Se non si vuole consegnare l'intero Paese agli altri, bisogna mettersi insieme. Ci rivolgeremo anche a chi vota a destra ma può riconoscere che questa Regione è governata bene. Da qui può ripartire una riscossa". L'esponente del Pd apre a M5s e anche a Italia Viva di Matteo Renzi. "Sui 5 Stelle insisto – chiarisce Bonaccini - sono i benvenuti se c'è un accordo sui programmi. Vale per tutti coloro che non vogliono che l'Emilia Romagna finisca nelle mani della Lega e della destra sovranista. I candidati di Iv decidano cosa fare, a me interessa che si trovino tutte le forme possibili di accordo: più persone, forze politiche e movimenti ci vorranno dare una mano – conclude il presidente regionale uscente – tanto più saremo capaci di dialogare con più persone possibili”. Che tradotto vuol dire: siamo aperti a tutto e tutti, pur di non venire surclassati ancora da Matteo Salvini nel voto popolare.