giustificazioni
Luigi Di Maio rompe il silenzio: "Tirarsi indietro è il segnale che non si vuole cambiare nulla"
Luigi Di Maio rompe il silenzio su quanto accaduto in Senato, mercoledì 7 agosto. Il leader grillino con la sconfitta sulla Tav potrebbe dire addio al governo. "I giochini di palazzo non ci sono mai piaciuti e questo dibattito sulle poltrone inizia a stancarmi. Siamo andati al governo non per chiederle, ma per tagliarle. E lo abbiamo messo nero su bianco nel contratto, insieme alla Lega. C'è una riforma del MoVimento 5 Stelle che aspetta l'ultimo voto il 9 settembre. Il 9 settembre taglieremo definitivamente 345 parlamentari. Significa che alle prossime elezioni molti vecchi politicanti dovranno iniziare a cercarsi finalmente un lavoro", si sfoga su Facebook. Leggi anche: Il piano di Salvini per andare alle urne e far cadere il governo E ancora: "È una riforma epocale contro i privilegi dei politici e in favore del buon senso. Per anni lo Stato ha saputo solo chiedere, dal 9 settembre invece comincerà a restituire qualcosa indietro ai cittadini: risparmiamo mezzo miliardo di euro da mettere su strade, ospedali, sulla riduzione delle tasse. Manca solo l'ultimo voto e mi auguro nessuno si tiri indietro all'ultimo minuto, sarebbe gravissimo. Anzi, sarebbe un segnale al Paese. Il segnale di chi non vuol cambiare nulla. Le parole sono belle ma non bastano. Servono i fatti". Sembra che Di Maio le provi tutte per non arrivare alle elezioni, anche quella di invocare gli alleati sulla questione del taglio ai parlamentari. Provvedimento parecchio popolare che metterebbe a repentaglio i consensi dei leghisti.