I giochi sono finiti
Silvio Berlusconi, la valanga: altri addii a Forza Italia, ecco i nomi. Clamoroso: dove vanno
Giovani gambe in fuga da Forza Italia. Ed è tutta colpa di "Altra Italia". Non è arrivato come un fulmine a ciel sereno - la tempesta, secondo i ben informati, era nell' aria da settimane - ma la notizia delle dimissioni di Stefano Cavedagna, leader di Forza Italia giovani, dalla presidenza dei juniores azzurri giunge come conferma del momento assai delicato alla voce "cambiamento" che sta attraversando il movimento di Silvio Berlusconi, scosso dall' adieu di Giovanni Toti e preda di un tutti contro tutti sedato a fatica dal fondatore. Un annuncio, inoltre, che è il segno di una divisione anche generazionale all' interno del movimento. Se il leader giovanile si allontana, infatti, i «seniores» azzurri hanno scritto a Silvio per chiedergli di «riprendere in mano il partito». Leggi anche: Ecco tutte le coltellate che ha incassato Berlusconi Dalla sua Bologna, il diretto interessato - ventinovenne, ricercatore universitario, una formazione con robuste letture di scuola realista - ne fa una questione squisitamente politica: «Appena ho letto di Altra Italia non ho potuto che prenderne atto: questo contenitore di centro-centro non fa per me», spiega a Libero. Il posizionamento, letto come una sorta di «equidistanza sostanziale sia dal Pd che dalla Lega», ha rotto gli argini di un malcontento che covava («Certo, non ci è piaciuta la sceneggiata di salire sulla nave Ong», ricorda a proposito di Stefania Prestigiacomo immortalata assieme ai dem sulla Sea Watch) nel movimento giovanile che meno di un anno lo aveva eletto come presidente dopo la stagione di Annagrazia Calabria. I numeri dell' abbandono danno l' idea di una piccola diaspora: su sette membri dell' Ufficio di presidenza - l' esecutivo giovanile - tre hanno già fatto le valigie (oltre a Cavedagna, Dario Moscato, vicepresidente già entrato in Fdi e il responsabile Formazione Simone Spezzano), mentre altri due sono dati in uscita nei prossimi giorni. Un' emorragia che comprende pure i territori dato che da Parma a Bari sono tanti i dirigenti pronti a strappare la tessera per protesta «contro la svolta neocentrista». RINNOVAMENTO Insomma, non sembra essere piaciuta per nulla la gestione degli ultimi mesi da parte del Cavaliere, giudicata ondivaga sui temi identitari. Ma a scatenare la scintilla della rivolta è stato il trattamento riservato al duo Toti-Carfagna. «La loro presenza, al di là delle posizioni, dava la possibilità di immaginare un futuro nella gestione di Forza Italia», spiega Cavedagna. La rottura del coordinamento, invece, ha dimostrato «la mancanza di avvicendamento, quello per noi doveva significare meritocrazia e rinnovamento». A questo punto, invece, «ci si è ritrovati in piena restaurazione...». Nomi ufficialmente non se ne fanno, ma non è un mistero che i «sì» all' appello per l' Altra Italia - da Lorenzo Cesa a Maurizio Lupi - passando dalla definizione del board azzurro sono stati vissuti da molti giovani di Fi come la conferma che «non ci sarà alcun cambiamento» e che a decidere sulla sorte, sulle posizioni, sugli interpreti «sarà solo e sempre Berlusconi». Quel Berlusconi che nel 2008, l' anno in cui Cavedagna entra nel nascente Pdl dopo la militanza in Azione Giovani, era considerato un riferimento naturale dai giovani di centrodestra. «Era attrattivo, dicotomico, maledettamente pop. Fece impazzire i nostri, poi, quando si mise a pulire la sedia dove si era posizionato Marco Travaglio...». E oggi? «Non è più così schierato, come lo fu ai tempi contro i Dico e i Pacs o quando portò milioni di italiani in piazza contro Prodi. Lo spostamento al centro ha fatto il resto. Ho aderito al Pdl prima e a Forza Italia poi per una motivazione ideale molto chiara. Non per arginare la destra...». VERSO FDI? Insomma, la sensazione non è solo quella di trovarsi davanti un Crono che divora i suoi figli (i delfini politici) ma quella di essere di fronte ad un' offerta politica non più seducente «per chi ha imparato ad amare Berlusconi con Il libro nero del comunismo in mano. E per noi in Emilia-Romagna era un talismano». Tutto chiaro. La domanda a questo punto è: dove andranno gli ex giovani azzurri? Si dice che la forza attrattiva di Giorgia Meloni sia molto forte per tanti di loro e che qualcuno stia pensando di aiutare anche Giovanni Toti. Cavedagna per ciò che lo riguarda non conferma né smentisce. Anzi, un consiglio, paradossalmente, sembra averglieto dato proprio Berlusconi il giorno della sua elezione a capo dei giovani: «Mi disse di combattere per le mie idee. E di certo vorrei contribuire a far vincere il centrodestra, o forse è meglio chiamarlo destra-centro». Tradotto? «Andrò dove vengono difesi senza edulcorazioni i valori dell' identità nazionale. Lo dico con un trittico: Dio, patria e famiglia». Tre indizi che fanno più di una "fiamma". di Antonio Rapisarda