altroché diversità

Paolo Becchi: "Lega e Cinque Stelle hanno qualcosa in comune: sono entrambi movimenti post ideologici"

Caterina Spinelli

C' è un Paese pieno di speranze, che guarda avanti e che ha creduto in questo governo come a qualcosa di veramente nuovo e dalle ampie possibilità, "il governo del cambiamento". Un' avventura, con un partito rinnovato come la Lega nazionale ed il M5S, la novità politica degli ultimi anni. Tesi e antitesi. C' è chi ha pensato e continua a maggior ragione oggi a pensare che entrambi fossero troppo diversi per convivere, ma non ragiona dialetticamente, tra una tesi ed una antitesi è sempre possibile una sintesi. E per qualche mese la sintesi ha funzionato. Del resto chi parla della incompatibilità tra Lega e M5S dimentica che entrambi hanno un punto in comune: sono movimenti post ideologici, oltre la destra e la sinistra, entrambi in fondo, sia pure con diverse accentuazioni, "sovranisti". Insomma questo governo non è nato a caso. È un "laboratorio politico", fondato sul superamento del "centrodestra" e del "centrosinistra". Cosa è cambiato allora in un anno? È cambiato che mentre cresceva costantemente e continua a crescere il consenso per Salvini diminuiva quello per Di Maio. Leggi anche: Salvini, il retroscena sul piano estremo: "Il problema è solo Conte" Il primo si era posto un obiettivo ben circoscritto, limitato: bloccare l' invasione, e c' è riuscito. Il secondo, un obiettivo più ambizioso: dare il lavoro e un nuovo sviluppo economico al Paese e il risultato è al di sotto delle aspettative. Gli italiani lo hanno capito e alle elezioni europee, dando ad esse un significato tutto italiano, hanno ribaltato il voto delle precedenti politiche. Salvini, a mio avviso giustamente, ha deciso di andare avanti lo stesso nell' esperienza di questo governo. Ma, appunto, "andare avanti": qui invece stiamo tornando indietro, con tutta la serie di "no" alle infrastrutture e poi con un tentativo maldestro di bloccare un processo del tutto legittimo come è quello delle autonomie di due importanti regioni, presentando anche una riforma dei beni culturali del tutto centralista. Il Paese vuole andare avanti e il M5S si sta occupando della sua organizzazione interna, con il voto sulla piattaforma "Rousseau" previsto per i prossimi giorni. Il risultato, probabilmente, sarà che alla fine avremo un M5S frantumato in diverse correnti interne: esattamente ciò che Gianroberto Casaleggio si era proposto di evitare. Invece di fare una analisi critica del voto europeo e interrogarsi sugli errori politici compiuti rilanciando e riattualizzando il programma di governo, i Cinque Stelle pensano all' organizzazione interna. Di per sé, niente da ridire. Ma le decisioni invece di essere condivise calano ancora una volta dall' alto e gli iscritti non possono far altro che ratificarle, come da ultimo la supercazzola del "mandato zero" per superare il limite dei due mandati, che ha sollevato persino l' ironia di un Grillo, il quale in questo momento non è certo di grande aiuto a Di Maio. Quest' ultimo occupandosi del partito ha finito per trascurare il governo. E così al programma di governo ha cominciato a pensarci Conte, bloccando le autonomie, decidendo sull' Europa, e piano piano finendo per sostituirsi a Di Maio e a Salvini nelle scelte più importanti. Per il blocco delle infrastrutture, invece, c' è Toninelli, sempre molto attivo. E a remare contro il Capitano sulla immigrazione ci pensa Trenta. Molti ormai spingono Salvini a rompere e a capitalizzare il risultato con nuove elezioni, facendo i conti non solo senza l' oste, ma anche senza i parlamentari incollati alla poltrona, soprattutto quelli, e sono tanti, che sono sicuri di non essere rieletti. Certo, ha poco senso continuare con un partito che spinge sull' acceleratore e l' altro sul freno, e così alla fine il Paese resta fermo, ma perché non provarci ancora, cambiando un po' la squadra e l' agenda di governo, dando priorità al riconoscimento delle autonomie, alla riduzione delle tasse e al rilancio dell' economia? Se fossimo ancora nella Prima Repubblica sarebbe questa l' occasione giusta per un "governo balneare", ma i tempi sono cambiati e una "pausa estiva" non sembra oggi possibile. di Paolo Becchi