L'ex premier saluta
Prodi: "Non era questo il Pd che volevo"
"Non era questo il Pd che volevo". Romano Prodi sbatte la porta in faccia ai suoi ex compagni di partito. Un uno-due di dichiarazioni al vetriolo che dicono molto sul sentimento provato dall'ex premier verso il soggetto politico che ha collaborato a creare. Dopo l'annuncio di aver rinunciato all'idea di rinnnovare la tessera e partecipare alle prossime primarie democratiche, il professore (due volte presidente del Consiglio a capo di - tribolate - coalizioni di centrosinistra) spiega pure il perché. "Non era questo il mio disegno politico - dice al Corriere della Sera -, prendo atto che ciò per cui mi sono impegnato in tutti questi anni non è riuscito. E siccome, come dicono i miei concittadini reggiani, non si può stare in mezzo all'uscio, ho deciso di dedicarmi ad altro". Non è facile dire cosa abbia spinto Prodi ad abbandonare definitivamente il Pd al suo destino: forse l'ultimo agguato dei 101 "traditori" democratici che la scorsa primavera ne impedirono l'elezione al Quirinale? "No, è tutto molto più complesso - si legge sul Corsera -, un lungo percorso segnato da una linea di coerenza". Di certo c'è che a spingere il prof lontano dal suo partito sono le stesse lotte interne che lo dilaniano: "Ci sono state forze di ogni tipo - spiega -, e non mi riferisco solo al centrosinistra, che mi hanno ostacolato in ogni modo e ancora fanno sentire il loro agire". In questo scenario, dunque, farsi da parte significa "togliere ai miei tanti e sempre in azione nemici storici - sono le sue parole - l'ennesimo pretesto per scatenare attorno alla mia persona, approfittando delle primarie, polveroni e polemiche". E così Prodi continua ad auspicare una partecipazione massiccia e, soprattutto, giovanile alle prossime primarie Pd ("Spero che tanti altri, in particolare moltissimi giovani, vadano a votare"). L'ha detto e l'ha ripetuto. Ma lui, nel frattempo, saluta e se ne va.