La frase sotto accusa
Giuseppe Conte, il generale Cornacchione scrive al premier: "Non posso tacere, così lei ha offeso l'esercito"
Esercito disarmato e in rivolta. Dopo Giorgia Meloni, è il generale degli Alpini in riserva Giorgio Cornacchione a criticare duramente la svolta "pacifista" del premier Giuseppe Conte. L'ex consigliere militare di Mario Monti ed Enrico Letta non ha gradito il discorso di Conte durante la visita alla Cittadella della Pace a Rondine (Arezzo): "Rinunciamo all'acquisto di 5 fucili per sostenere le vostre iniziative - ha annunciato il premier -. Non è stata una cosa facile". È piaciuta poco soprattutto la battuta con cui Conte avrebbe sminuito le proteste dei vertici militari: "Ci saranno 5 dei nostri senza fucili? Va bene, vorrà dire che andranno nelle retrovie a parlare di pace". Leggi anche: "L'esercito non è una Ong". Meloni, parole brutali contro la ministra Trenta "Sono uso a obbedir tacendo. Ma oggi no - è la lettera di Cornacchione al premier -. Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto". La lettera è stata diffusa da Analisi Difesa: "Io ho avuto l'onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall'Iraq e dall'Afghanistan le bare di molti nostri caduti. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all'accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l'Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti - come me, loro Comandante - di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!". "Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi - conclude il generale Cornacchione -, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea andranno nelle retrovie a parlare di pace non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale".