Le conseguenze del pasionario

Luigi Di Maio e l'effetto Di Battista sul M5s: "Tanti grillini l'hanno chiamato". Bomba in faccia sul capetto

Giulio Bucchi

Chiamiamolo l'effetto Dibba sul Movimento 5 Stelle. L'annuncio di Alessandro Di Battista in tv ad Accordi & Disaccordi di essere pronto a ricandidarsi in Italia nel caso di crisi di governo e caduta dell'esecutivo ha spiazzato Luigi Di Maio, ma non la base grillina. Che al pasionario per mesi si è aggrappata per recuperare il cuore e l'anima del Movimento, appannati dall'alleanza con la Lega. L'ex deputato, tornato dal Sud America, ha però tradito quelle aspettative, deluso dai sondaggi a picco e dalle virate di Di Maio su Tav ed Europa. In poche parole, si è ritrovato a fare il "santino elettorale" senza contare nulla, e così ha mollato e ha pensato di ripartire per l'India. Ma cos'è cambiato, ora? Leggi anche: "Due fazioni, cercano la rottura". Cataclisma Di Maio, scisma M5s? Tutto, o quasi. Di Maio e Matteo Salvini non sono mai stati così lontani, l'aria di crisi si respira a ogni livello. Soprattutto, però, spiega un retroscena del Fatto quotidiano, è dentro lo stesso Movimento che tanti non ce la fanno più. "Il suo annuncio era nell'aria, da qualche giorno", spiega al quotidiano diretto da Marco Travaglio un maggiorente dei 5 Stelle. E sempre negli ultimi giorni "diversi candidati alle europee lo hanno chiamato. Alcuni per lamentarsi, principalmente delle cinque capolista calate dall'alto, una ferita che non si sutura", sottolinea il Fatto. Una bomba pronta a esplodere in faccia a Di Maio il prossimo 26 maggio. Dibba ha negato di mirare al ruolo di candidato sindaco di Roma, e allo stesso modo "un posto da ministro difficilmente si libererà". Tanti giurano che non ha lo spirito per fare il leader, così refrattario a tavoli e mediazioni. Preferirebbe fare il battitore libero, il megafono della pancia pentastellata. Ma a volte le storie, in politica, si scrivono da sole e indipendentemente dalle volontà dei singoli. E il dualismo inevitabile con Di Maio è sul tavolo: "Il tema si porrà - conclude sibillino il Fatto -, molto prima di settembre. Ammesso che da qui a breve ci sia ancora un governo".