Dietro le quinte
Berlusconi, ecco perché vuole andare all'opposizione
La strada pare segnata: con tutta probabilità la spaccatura del Pdl verrà sancita il prossimo 16 novembre, al Consiglio nazionale convocato in anticipo sui tempi da Silvio Berlusconi. Il segretario, Angelino Alfano, si prepara alla sfida finale e conta le sue truppe: con lui dovrebbero esserci circa la metà delle forze in campo. Un numero sufficiente a non piegare la testa. Trovare un compromesso - sul governo Letta, sulla nuova nomenklatura di Forza Italia e sulle primarie, per pescare tre temi dal mazzo - pare un'impresa impossibile. Dunque, la rottura è molto più che un'opzione. All'opposizione - Berlusconi ha più volte dichiarato di ritenere l'unità del partito l'obiettivo più importante. Una tesi sposata anche da Alfano: il rapporto tra i due, nonostante le recenti frizioni, sul piano umano era e resta forte. I due leader sono sinceri quando dicono che non vorrebbero separare le loro strade, ma il punto di rottura ora è molto più vicino. E il Cavaliere, al di là dell'aspetto umano, si "consola" con un calcolo politico: la scissione lo porterà all'opposizione. Alfano e i filogovernativi, infatti, continueranno a sostenere il governo Letta, nonostante il voto sulla decadenza dal Senato di Berlusconi. Il destino del Cavaliere e della nuova Forza Italia, dunque, almeno nel primo periodo, è quello di contrastare l'azione di governo. Il vecchio progetto - La circostanza, in verità, non dispiace affatto all'ex premier. In primis, potrà smarcarsi da un esecutivo che non riesce a digerire, visto come troppo "tassatore" e soprattutto troppo di sinistra: troppi gli sgambetti che il Pd ha teso al Cav negli ultimi sei mesi. Inoltre, si sa, quando c'è da recuperare consenso, Silvio è un mago. E da che politica è politica, il consenso è più semplice recuperarlo dai banchi dell'opposizione. La spaccatura, in definitiva, non viene vista come una tragedia. Si tornerebbe, di fatto, a quello "spacchettamento" del Pdl che mesi fa era il progetto originario dell'ex premier. E poi, quando si tornerà alle urne, chissà...