L'ultimo sfregio
M5s, il delirio anti-Salvini tira in ballo l'antimafia: "Indagate sui soldi della Lega"
Non bastava il "caso Siri". Per provare a tenere sotto scacco la Lega e Matteo Salvini, adesso M5S cavalca anche l' ennesima inchiesta del settimanale L' Espresso sul conti del Carroccio. Come fa, dall' opposizione, il Pd. Quella dei pentastellati è la classica manovra a tenaglia: da una parte il pressing, continuo, sul presidente del Consiglio, affinché costringa il sottosegretario alle Infrastrutture alle dimissioni - «non può restare lì, nei prossimi giorni ci aspettiamo novità», intima ancora Luigi Di Maio - dall' altra la richiesta di «chiarimenti» al Carroccio per quanto rivelato dal settimanale sugli oltre tre milioni di euro donati alla Lega e poi finiti, scrive L' Espresso, « sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini». Inchiesta giornalistica, fanno sapere "fonti M5S", «molto pesante». Soprattutto se unita, ecco la tenaglia, «all' indagine per corruzione di Siri e ai rapporti del Carroccio con Paolo Arata, a sua volta vicino a Nicastri, secondo le carte il facilitatore della mafia in Sicilia». Leggi anche: Sondaggio Swg per Mentana, il tracollo di Lega e M5s: chi perde più voti tra Salvini e Di Maio, derby suicida I grillini ormai non fingono nemmeno più: rispetto all' alleato di governo, parlano lo stesso linguaggio dell' opposizione. Del Pd. Ieri il segretario dem, Nicola Zingaretti, a proposito dei conti del Carroccio ha detto che l' inchiesta dell' Espresso «è pesante e descrive un sistema torbido». Il pentastellato Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, dunque socio di maggioranza dei salviniani, non è stato da meno, denunciando «presunti giri di fondi oscuri, fatti di corruzione e legami con alcuni personaggi con ambienti mafiosi» per i quali «è doverosa una spiegazione» da parte leghista. «SUBITO IN PARLAMENTO» Non solo: Primo Di Nicola, vicecapogruppo M5S al Senato, chiede addirittura l' intervento della commissione Antimafia «affinché sia fatta piena luce su quello che appare come uno dei più allarmanti episodi del legame tra mafia, politica e affari. Mai gli interessi economici di Cosa Nostra erano riusciti a penetrare così alti livelli di governo». Una posizione sfruttata abilmente dal Pd, che si è affrettato a lanciare un amo ai grillini: «Di Maio e il M5S sostengano la nostra richiesta di un' audizione in Commissione Antimafia di Salvini». Un doppio affondo - Siri più inchiesta del settimanale - che Salvini continua ad affrontare «in modalità zen» per non offrire pretesti all' alleato. Così anche ieri, a margine di un incontro elettorale alle porte di Milano, sollecitato sui «chiarimenti» pretesi da M5S il ministro dell' Interno ha scrollato le spalle: «Non c' è niente da chiarire, sono solo fantasie. È la sedicesima inchiesta, aspetto la diciassettesima». Di certo Salvini aspetta anche di conoscere le mosse di Giuseppe Conte, che i grillini continuano a tirare per la giacca per il "caso Siri". «Ho fiducia nel suo ruolo e compito», ha detto ieri Di Maio. «Se qualcuno pensa che, nel momento in cui ci sono temi così importanti come la corruzione, come un' inchiesta legata alla mafia, il Movimento Cinque Stelle se ne stia zitto, allora ha proprio sbagliato», ha aggiunto il vicepremier. I pentastellati non ci pensano proprio a mollare la presa. La vicenda che riguarda il sottosegretario, ha aggiunto il capo politico di M5S, «non può essere snobbata. È un caso su cui un governo che vuole rappresentare il cambiamento, specie sotto un profilo etico e morale, non può cedere. Certamente Siri sarà riconosciuto innocente, ma si metta in panchina». SUMMIT SLITTATO Conte, rientrato dalla missione in Cina la scorsa notte, si è detto pronto a incontrare Siri: «Domani (oggi, ndr) confido di poterlo vedere. Non ho ancora fissato l' incontro, ma domani sicuramente sarà il primo giorno utile per poterlo vedere», ha detto Conte al termine di una visita alla Città Proibita, a Pechino, alla vigilia del rientro in Italia. Successivamente, tuttavia, fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che il faccia a faccia con il sottosegretario leghista è destinato a slittare nella seconda parte della settimana. E questo a causa dell' agenda di Conte, che domani ripartirà, stavolta destinazione Tunisia, per il vertice intergovernativo italo-tunisino. Ma l' assenza di date è anche un modo per evitare di alzare ulteriormente la tensione tra M5S e Lega e, probabilmente, per dare a Siri il tempo per visionare le carte e incontrare i pm della procura di Roma. Per provare a calmare un po' le acque, nel frattempo, il premier ha smentito quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, secondo cui lo stesso Conte avrebbe legato la prosecuzione dell' attività di governo alle dimissioni di Siri («Lasci o salta tutto»). «Il ragionamento e il virgolettato attribuiti al presidente del Consiglio sono destituiti di ogni fondamento». di Tommaso Montesano