Il caso
Vittorio Feltri fa impazzire i sinistri: "Saluto romano? Alzo con garbo l'avambraccio, e..."
Questa storia infinita e noiosa del saluto romano condannabile quale reato mi sembra assurda e farebbe ridere se non fosse stata trasformata dalla sinistra in un tormentone indigesto. Se il saluto incriminato è romano, risalente cioè all'impero di Giulio Cesare e successori, che ci importa se poi fu adottato dai fascisti? Sempre romano rimane, pertanto perché dovrebbe essere vietato? Non riesco a capire con quale logica esso debba venire bandito, mentre la stretta di mano, poco igienica, continui non solo ad essere in auge e addirittura raccomandata. Io ogni giorno vado al ristorante. La prima cosa che faccio è recarmi in bagno onde lavarmi gli arti superiori. Mi siedo al tavolo e ogni pirla che entra nel salone, conoscendomi, si avvicina e mi porge il palmo. Leggi anche: "Potrebbe finire come Renzi. Eppure...": Feltri, la profezia su Renzi Non posso negare il mio. Però mi incavolo. Non mi va di raggiungere il lavabo trenta volte al dì e mi tengo per disperazione la mano contaminata dagli avventori. Amen. Non sarebbe meglio agire come gli antichi della capitale che alzavano garbatamente l'avambraccio in segno di omaggio e finiva il tormento con buona pace di tutti? Non c'è verso di farlo capire agli antifascisti, impegnati a combattere i fascisti immaginari e convinti che i simboli fasulli siano prodromi di un ritorno del duce. Recentemente è successo un fatto stravagante. Alcuni scolari, rei di aver fascisticamente salutato per gioco, non soltanto sono stati redarguiti ma perfino condannati a subire corsi di riabilitazione democratica: devono studiare in cosa consistesse la Resistenza e, non bastasse, saranno obbligati a frequentare gli immigrati. Già, gli stranieri trasformati in strumenti di punizione per studenti giudicati scapestrati e ignoranti. Bisogna essere stolti e razzisti per considerare la frequentazione degli extracomunitari una forma di punizione per ragazzi anticonformisti. Gli immigrati non sono la peste né aguzzini, bensì gente comune la cui quantità nel nostro paese va tenuta sotto controllo. E basta. di Vittorio Feltri