L'intervista
Matteo Salvini a Pietro Senaldi: "Su tasse e cantieri ora si fa a modo mio"
«Sono contento, vengo qui spesso ma non avevo mai ricevuto una simile accoglienza: tanti complimenti ed esortazioni ad andare avanti e non mollare». Matteo Salvini rompe l' assedio e dopo nove ore riesce a uscire dal Vinitaly di Verona e infilarsi in auto. L' agenda è fitta, oggi sarà a Milano per la conferenza internazionale dei sovranisti d' Europa, inizio ufficiale della campagna elettorale in vista del voto del 26 maggio. Anche se in realtà le schermaglie pre urne sono cominciate da tempo, specie con l' alleato di governo. Ministro, ci aspettano due mesi di punzecchiature quotidiane tra leghisti e grillini? «Non chieda a me, io sono l' uomo meno litigioso del mondo. Rispetto tutti, a condizione di reciprocità, il che non significa porgere l' altra guancia». La dialettica però è robusta anche da parte sua: ha invitato gli alleati di governo a non far polemiche e lavorare... «Ma è la stessa cosa che ho detto ai leghisti e che sto imponendo a me stesso. Le polemiche sono tempo perso, d' ora in poi non risponderò più alle provocazioni. Poi guardi, rientra tutto nella logica della campagna elettorale. Chi è indietro attacca per recuperare voti». Le polemiche pesanti però lasciano il segno... «Bado al sodo, non alla forma». Non mi dica che non l' ha infastidita neppure l' accusa che le ha mosso Di Maio di stringere alleanze internazionali con partiti negazionisti dell' Olocausto... «Quella non l' ho capita. Anche perché l' unico che è andato in giro per l' Europa a cercare alleanze e mettersi in posa per farsi fotografare con chi poi ha bruciato auto in strada e messo a soqquadro le città è proprio Luigi, quando è andato in Francia dai gilet gialli. In questo i grillini mi ricordano il Pd di Renzi nella campagna elettorale persa dello scorso anno, quando i dem continuavano a darmi del fascista perché non avevano risposte concrete da fornire agli elettori e pertanto avevano lanciato l' allarme uomo nero, puntando sulla criminalizzazione dell' avversario anziché sulle loro forze. Com' è finita, si sa». Fuori di polemica, la sensazione è che stiano emergendo le differenze ideologiche e di elettorato tra la Lega e i Cinquestelle... «Sicuramente c' è all' interno del Movimento una pesante componente di sinistra che non condivide molte battaglie della Lega e che, per esempio, vorrebbe rivedere la legittima difesa o insiste perché io cambi linea politica sull' immigrazione. Ma il problema non è mio, perché non intendo dare retta a queste persone». Il problema è di Di Maio? «Guardi, il problema non esiste, perché andremo avanti anche se qualcuno si fa venire il mal di pancia». Altro tema divisivo all' interno del governo è quello dell' autonomia. I suoi governatori al Nord scalpitano: quando li accontenterà? «Anche oggi ho rassicurato Zaia, che era qui con me a Verona. Ho detto entro primavera e manterrò la parola». E alla ministra del Sud Lezzi, non proprio una sua estimatrice, chi lo dice? «Basta che legga i giornali». Ha visto la relazione del fine settimana del Workshop Ambrosetti, secondo la quale otto imprenditori su dieci non sono soddisfatti del lavoro del governo in economia? «Ma loro sono quelli che promuovevano Monti e Renzi. Li ascolto, come ascolto tutti e com' è giusto che sia, però sono molti di più quelli che, da Nord a Sud, mi ringraziano. E qui a Verona ne ho avuto la prova». L' economia però è un tema caldo: siamo sull' orlo del baratro? «Questo lo sostiene sempre chi stava con Monti e la Fornero. Io sono soddisfatto di ciò che abbiamo fatto in dieci mesi di governo. Se però mi chiede dove siamo venuti meno, non ho problemi a risponderle: cantieri, infrastrutture, Tav, aeroporti. Oggi ho annunciato a Zaia lo sblocco dei cantieri della Brescia-Verona-Vicenza-Padova, ma bisogna fare di più». Il ministro Toninelli rallenta? «Non faccio nomi. Dico solo, testa bassa e lavorare. Certo, non nascondo che molte cose non sono state ancora fatte perché c' è chi frena, ma non solo a livello politico, anche burocratico, ma chi è al governo non deve avere paura». In che senso? «Se io mi fossi fermato ad aspettare in tema d' immigrazione tutti i via libera dell' Europa, della burocrazia, degli alleati, quest' anno avremmo avuto centomila sbarchi, invece abbiamo risolto il problema». Ha rilanciato sull' aliquota unica fiscale, la flat tax: promessa pre-elettorale? «La flat tax è nel contratto». Non piace ai grillini... «La flat tax è nel contratto come lo era il reddito di cittadinanza e come lo era la Fornero, dalla quale non torno indietro neppure se me lo chiede Padre Pio. Bisogna dare un segnale alle famiglie». Con che soldi, ministro? «Il 26 maggio si vota per cambiare le regole che hanno mandato in crisi l' Europa. Se, come spero e penso, cambieranno gli equilibri nella Ue, avremo i margini per allentare lo strangolamento fiscale che soffoca l' economia italiana. Se non abbassi le tasse, il Paese non cresce». Il ministro Tria ritiene che per avere la flat tax sui redditi bisogna alzare le imposte sui consumi, altrimenti non ci sono i soldi... «Questa prospettiva non esiste. Non aumento le tasse ai consumatori e ai commercianti. Come, e ci tengo a dirlo, non ci sarà nessuna patrimoniale, né sulle tasse né sui risparmi. A Bruxelles vaneggiano, e anche in certi corridoi romani». Non le sarà sfuggito che l' assassino di Torino era un immigrato che sarebbe dovuto essere in cella... «Sulla giustizia c' è una legge delega e aspetto che il ministro Bonafede proponga la sua riforma. A me interessano i tempi certi del processo: gli italiani perennemente sotto giudizio non mi piacciono e se il Guardasigilli ha in mente questo, deve rivedere i suoi piani». Quanto la preoccupa il nuovo caos libico? «Sono preoccupato per i nostri lavoratori in Libia ma non temo un' invasione di clandestini, perché ormai tutti hanno capito che qui non si arriva. Mi fa più paura una ripresa del terrorismo islamico e non vorrei per gli interessi di qualcuno scoppiasse un casino. In Libia gli altri Paesi combinano disastri da dieci anni, e adesso mi sembra stiano continuando sulla strada sbagliata». Soluzioni? «Di certo non si risolve il problema sparando». di Pietro Senaldi