A Milano
Matteo Salvini, il piano per fondare l'unione sovranista: come si vuol prendere l'Europa
Dopo le «fake news» della vigilia - dedicate alle presunte assenze e defezioni in vista della prima reunion europea in salsa Carroccio - è arrivato il momento di far parlare «il buonsenso». Per questo in casa Lega c' è grande attesa per l' avvio della campagna ufficiale delle Europee: primo step oggi a Milano (così come la conclusione, il 18 maggio in piazza del Duomo). «La fotografia delinea il progetto che ha in testa Matteo Salvini, funzionale e focalizzato su pochi punti condivisi - osservava qualche giorno fa Paolo Borchia, coordinatore federale di Lega nel mondo -. Simbolico e centrale è il fatto che oggi ci sarà un esponente per ognuno dei tre gruppi sovranisti attualmente nell' Europarlamento». Oltre al leader leghista, siederanno infatti Olli Kotro del Finns Party, Anders Vistisen per il Partito del popolo danese e Jörg Meuthen di Alternativa per la Germania. L' obiettivo di Salvini - con un messaggio rivolto al principale interlocutore da convincere, il Pis (Diritto e Giustizia) di Jarosaw Kaczynski - è unificare questo fronte, composto oggi da tre famiglie distinte (Enf, Ecr ed Efdd), «per incidere davvero sul cambiamento in Europa», indicano a Libero gli sherpa di via Bellerio. La conferenza internazionale, dunque, rappresenta una tappa importante del percorso propedeutico a ciò che nelle intenzioni verrà formalizzato il 26 maggio: «Sarebbe la creazione di un qualcosa mai creato prima nella storia». Leggi anche: Paolo Becchi svela il manifesto sovranista: "Ecco come demolire questa Europa" Un progetto di governo contro la centralizzazione di Bruxelles e per la cooperazione fra gli Stati, assicura chi segue il dossier, che non intende imbracciare solo la baionetta ma, oltre a rappresentare una necessaria piattaforma politica, «cercherà di muoversi con agilità e creatività» all' interno delle contraddizioni delle famiglie tradizionali «in grande crisi» dell' Europarlamento. Per fare questo, visti i numeri importanti a disposizione, la proposta di Salvini - rispetto allo schema di chi pensa in casa Ecr (i Conservatori e Riformisti europei) così come lo stesso Silvio Berlusconi che sia possibile e auspicabile un' alleanza fra sovranisti e Ppe - si chiama «unità». Già, ma con chi? IL CAMPO BASE La base di partenza - dalla quale ha ricevuto, come leader, il mandato pieno di verificare disponibilità e prospettive - è quella del gruppo di provenienza: l' Enf, l' Europa delle Nazioni e della Libertà, i cui soggetti principali sono la Lega appunto, il Rassemblement National di Marine Le Pen («Salvini dovrà costruire un gruppo più largo possibile», ha confermato la madrina francese), il Fpö austriaco (al governo con i Popolari di Kurz), l' olandese Partito della Libertà di Geert Wilders e il Vlams Belang del fiammingo Tom Van Grieken. Secondo le ultime proiezioni dell' Europarlamento sarà questo - il network spiccatamente nazional-populista - il soggetto più rappresentativo del blocco euroscettico e quello che esprimerà il partito con la seconda delegazione a Bruxelles, la Lega dietro solo alla Cdu-Csu tedesca. I PONTIERI Per rafforzare la moral suasion nei confronti dei principali interlocutori - ovvero i movimenti del gruppo Ecr e, in secondo luogo, quelli dell' Eddf (dove l' animatore, fino alla Brexit, è stato l' Ukip di Nigel Farage) - con l' obiettivo di assemblare il fronte unico sovranista, Salvini a Milano ha invitato tre partiti "pesanti" nelle dinamiche politiche delle rispettive nazioni e all' interno del dibattito eurocritico. In quota Ecr, i due soggetti scandinavi che occupano o hanno occupato postazioni di governo: The Finns Party, reduce dal boom del 17% alle Politiche del 2015 con i populisti sono entrati per la prima volta nel governo nazionale di centrodestra, e il Partito del popolo danese che con il suo 21% è la seconda realtà in Danimarca. Outsider di lusso è Alternativa per la Germania, la spina del fianco "in patria" dell' asse Merkel-Macron destinata, con la doppia cifra sicura, dopo le ottime performance nei Lander a moltiplicare i suoi eletti a Bruxelles. PROSSIMI OBIETTIVI Se dovesse andare in porto, il progetto unitario salviniano potrebbe tradursi il 26 maggio in più di 20 nazioni rappresentate nell' Europarlamento. Della partita, già nelle prossime settimane, saranno di certo realtà in ascesa come Libertà e Democrazia Diretta del nippo-ceco Tomio Okamura, il Partito conservatore estone (Ekre) e movimenti identitari in Grecia, Slovacchia e Lituania. Il bottino grosso, però, si chiama «accordo con Ecr»: più precisamente con i bacini più corposi rappresentati dal PiS polacco ma anche dai Democratici Svedesi del lanciatissimo Jimmie Akesson. Grande interesse anche per le novità emergenti del blocco sovranista come il Forum per la Democrazia olandese e soprattutto gli spagnoli di Vox, alle prese già il 28 aprile con il test fondamentale delle Politiche. FDI Sì, 5 STELLE... E il resto dei sovranisti italiani? Se nel caso di Fratelli d' Italia, oggi formalmente nell' Ecr, da parte Lega non ci sarebbero problemi («Salvini e Meloni hanno un ottimo rapporto e condividono molte cose in Europa. Se ne parlerà sicuramente dopo il voto»), più di un dubbio emerge su un eventuale coinvolgimento dei 5 Stelle, particolarmente focosi nello stigmatizzare le alleanze del Carroccio. «La loro ipotesi di terza via europea faceva un po' ridere: non hanno i numeri...», ribattono velenosi i leghisti in Europa. Più diplomatico ma altrettanto pungente Salvini: «Non ipotizzerò mai di provare a fare alleanze come hanno provato a fare alleanze i 5 stelle con chi ha governato l' Europa in questi periodi...». E Orban? Un posto d' onore in questo network lo avrebbe di certo Viktor Orbán e il suo Fidesz, il cui processo nel Ppe è stato "sospeso", guarda caso, a dopo le Europee. «L' atteggiamento nei confronti di Orbán è anche un segnale di dove vuole andare il Ppe...», spiegano dalla Lega, facendo intendere che l' accordo con i sovranisti da quelle parti è un tabù. E quello sulla Russia, che divide Visegrad e i sovranisti "latini"? Sul dossier ci sarà autonomia di votazione, assicurano dal Carroccio: «I veti cadranno, come tema divisivo è sopravvalutato». di Lorenzo Caroli