La mossa patetica

Marco Travaglio, la vergognosa prima pagina dopo il vertice sulla Tav: "Salvini con il bancarottiere"

Gino Coala

Trovare ancora argomenti vagamente credibili per bloccare la Tav Torino-Lione è ormai impresa sempre più complicata. Lo sa fin troppo bene Marco Travaglio che, dopo aver sfornato per settimane cifre deliranti per dimostrare che conviene più il trasporto sui tir rispetto ai treni, si è aggrappato ai casellari giudiziari di chi ha partecipato al vertice notturno a palazzo Chigi, quello in cui il governo avrebbe dovuto decidere una volta per tutte se procedere o meno sulla linea ad alta velocità tra Italia e Francia, ma che invece è finito con un bel nulla di fatto dopo cinque ore di riunione. Leggi anche: Travaglio, grillino disperato: appello a Zingaretti e Pd per salvare il M5s da Salvini Al faccia a faccia nell'ufficio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte c'erano, oltre ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, anche sottosegretari e tecnici esperti in materia, tanto leghisti quanto grillini. Da un lato quindi quelli scelti dal ministro Danilo Toninelli che hanno redatto l'analisi costi-benefici di Ponti, dall'altro ingegneri portati dai dirigenti leghisti, alla disperata ricerca di un confronto. Inutile però anche solo iniziarlo quel confronto, almeno secondo Travaglio che ha piazzato in prima pagina l'unico elemento secondo lui degno di nota di tutta questa riunione: al tavolo Salvini ha avuto l'ardire di portare anche il sottosegretario Armando Siri, quello stesso che il quotidiano grillino ricorda aver patteggiato 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta e che è stato "dirottato a Porta Pia - cioè al ministero delle Infrastrutture - senza nessuna esperienza nel settore". Messi ormai alle strette su dati e cifre che non giustificano uno stop al cantiere, con la Commissione europea che avverte del rischio enorme che corre l'Italia a bloccare l'opera, grillini e Travaglio sono ormai alla frutta, ridotti a far tintinnare le manette a sproposito, ciarlando addirittura di assenza di competenze, argomento fin troppo spinoso se applicato a buona parte dei ministri grillini.