Getta l'amo
Luigi Di Maio terrorizzato dall'affluenza alle primarie Pd: la "proposta indecente" a Zingaretti
Quel milione e mezzo in coda ai gazebo del Partito democratico per le primarie hanno messo definitivamente in crisi Luigi Di Maio, sempre più convinto che quel voto per Nicola Zingaretti è anche un segnale d'allarme per la propria leadership e la sopravvivenza del Movimento cinque stelle. Ai fedelissimi, il vicepremier si è fatto scappare una considerazione ben chiara: "Non sono state semplici primarie del Pd - riporta un retroscena del Messaggero - ai gazebo è passato anche un voto di protesta contro di noi". Leggi anche: Sondaggio, vola il Pd con Zingaretti: il ritorno rosso, cifre da brividi Da tempo Di Maio sente il terreno franare sotto i suoi piedi. Di segnali le ultime elezioni ne hanno dati a valanga, perché tutti i flussi elettorali hanno dimostrato che sia in Abruzzo che in Sardegna chi non ha più votato il M5s si è spostato proprio sul Pd. I presupposti per un bel tonfo rumoroso alle prossime elezioni Europee ci sono tutti, anche riesumare Alessandro Di Battista per restare sopra la soglia psicologica del 20% sembra a uno come Di Maio una mossa disperata, sicuramente da evitare. Al vicepremier grillino non resta che aprire un canale diretto con il nuovo segretario dem. Non a caso il tesoriere pentastellato Sergio Battelli ha già rotto i primi indugi: "È umanamente avanti rispetto a Renzi", ha detto di Zingaretti. E figuriamoci se uno come Roberto Fico, pur trovandosi in Russia, non abbia perso l'occasione di mandare i suoi "complimenti" al nuovo compagno segretario. Dal dialogo Pd-M5s a una possibile alleanza di governo potrebbe servire un passo più breve di quanto si immagini. Il primo amo lo ha gettato Di Maio, quando ha lanciato la nuova battaglia del suo ministero sul salario minimo, per tutti quei lavoratori esclusi dai contratti collettivi. Una bandierina che sta già attirando le attenzioni piddine, soprattutto quelle più a sinistra che difficilmente potrebbero dire di no a un pezzo del loro stesso programma. Il voto di maggio rimetterà ordine agli equilibri, intanti Di Maio prepara il terreno, per evitare di sparire.