Disastri

Silvio Berlusconi, il dramma di Forza Italia in Veneto: chi lo scarica, il partito sparisce

Davide Locano

Dopo la "cena delle sfide", dove ha lanciato nel varesotto, in una delle roccaforti del Carroccio, l' Opa sui ceti produttivi disorientati dalla manovra giallo-verde, è arrivato il turno della sortita nel Nordest, ex patria del "forzaleghismo". Giorgia Meloni non intende fermarsi e, nel giro di pochi giorni - dopo il tour in Lombardia e l' incontro con i 1500 imprenditori - ha portato a casa un acquisto di peso in Veneto: il vicepresidente del consiglio regionale ed ex esponente di Forza Italia Massimo Giorgetti. Un addio pesante per Silvio Berlusconi il quale negli ultimi mesi ha già dovuto cedere alla giovane alleata - che ha lanciato "l' operazione sorpasso" proprio nei suoi confronti - due eurodeputati come Stefano Maullu e Innocenzo Leontini e teme che dopo le Europee l' emorragia possa diventare ancora più copiosa, visto l' avviso di partenza di Giovanni Toti in direzione "seconda gamba". Leggi anche: Forza Italia, rivolta contro Berlusconi Con Giorgetti, adesso, Meloni in un sol colpo rafforza la pattuglia dei sovranisti in Veneto (qualche tempo fa era entrato, sempre da Fi, il capogruppo Massimiliano Barison) e dà il colpo di grazia agli azzurri che da adesso non hanno più alcuna rappresentanza formale in Regione, dato che l' assessore Elena Donazzan da mesi ormai è "indipendente", non avendo rinnovato la tessera. Un risultato shock per un partito come Forza Italia che proprio in Veneto ha registrato exploit storici (il 33% alle Politiche del 2001) battezzando qui con la stagione di Giancarlo Galan il forzaleghismo, la joint venture fra azzurri e Carroccio che per anni ha rappresentato l' asse e l' assicurazione politica per il Cavaliere nel Nordest. Per tutti questi motivi Giorgia Meloni, che ha presentato personalmente l' ingresso di Giorgetti (già assessore regionale per più legislature e uomo da sempre legato alla destra di An) ieri a palazzo Ferro Fini a Venezia, si ritiene più che soddisfatta: «È una persona che sicuramente torna a casa per la sua storia - ha commentato -, ma che qui, in Veneto, ha un enorme radicamento, una grande storia politica». Con la sua adesione la leader di FdI ha intenzione di battezzare la «seconda fase» del partito in Veneto, tutta rivolta a caratterizzare e a rendere attrattivo il movimento proprio al Nord con la ricetta trumpiana del meno tasse, meno burocrazia, più investimenti pubblici: «Affidiamo proprio a Massimo la responsabilità di cercare di avvicinare tanti altri mondi che con noi vogliono difendere gli interessi di chi produce, dei mondi anche un po' abbandonati dalle politiche di questo governo». Che sia questo il posto giusto per farlo è opinione anche del diretto interessato: «Mi ha convinto la volontà di Meloni di costruire attorno a FdI un' offerta politica che sappia interpretare ciò che la Lega da sola non è in grado di fare, men che meno le altre forze del centrodestra, oggi pugili suonati», ha commentato Giorgetti. Con questo ulteriore rinforzo, dunque, continua la campagna adesioni di FdI in vista del redde rationem di maggio dove è stata azionata la freccia del sorpasso sulla compagine azzurra con tanto di scelta simbolica: Meloni capolista in tutti i collegi a differenza di ciò che emerge per Berlusconi, con i rumor che registrano il suo "no" a correre anche al Nord per evitare il confronto con Salvini. Lo scopo resta fornire al leader della Lega l' interlocuzione necessaria per smobilitare la coabitazione con Di Maio & co. «Non faccio appelli, la Lega deve fare le sue valutazioni. È possibile un governo senza il M5s - questa la previsione di Meloni -, è possibile soprattutto se FdI che è oggi il movimento che nel centrodestra ha il più ampio margine di miglioramento, riesce ad avere una crescita sufficiente». Se questo obiettivo dovesse andare in porto, a partire anche dal risultato-pilota in Abruzzo di domenica dove FdI è campo col candidato governatore, «le cose verranno da sé...» di Antonio Rapisarda