Chiamatelo kamikaze
Luigi Di Maio, il capolavoro in 48 ore: così ha firmato la fine della maggioranza
In due giorni Luigi Di Maio potrebbe aver firmato la fine del governo di Lega e M5s. Doppia iniziativa, doppia sciagura. Il pomeriggio del 31 dicembre arriva la sentenza dei Probiviri che certificano l'espulsione dei senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis. L'1 gennaio, il tanto atteso discorso di Di Maio in tandem con il ritrovato Alessandro Di Battista e l'annuncio della nuova (vecchia) crociata grillina: il taglio dello stipendio dei parlamentari. Per motivi differenti, entrambe le mosse potrebbero risultare nelle prossime settimane una clamorosa "tafazzata". Leggi anche: "Perché non l'ha detto prima?". Paola Nugnes smaschera Di Maio, cosa nascondono Cominciamo dalla battaglia contro gli onorevoli. Promessa agli elettori, ora però Di Maio deve farla digerire all'alleato leghista. Matteo Salvini, gentilmente, ha già declinato a tempo di record: "Abbiamo altre priorità", a cominciare da legittima difesa e flat tax su cui, peraltro, Lega e M5s potrebbero rischiare nuovi inciampi parlamentari. La pancia dei rappresentanti del Carroccio a Roma ha reagito in modo molto meno elegante: per ora nessuno si espone ufficialmente, contando sul fatto che quello di Di Maio e Dibba sia alla fine solo uno spot. Ma se si arriverà davvero alla proposta di legge, si rischia un terremoto in grado di spaccare la maggioranza in modo irreparabile. Sempre che, prima, il patatrac non arrivi direttamente dal M5s. Dopo De Falco e De Bonis, infatti, potrebbero venir cacciati altri dissidenti "pesanti" come Paola Nugnes ed Elena Fattori, e molti altri onorevoli grillini sono assai critici con la decisione "mai votata" dei vertici del Movimento. E c'è chi come Sandro Marrone teme già tracolli: "Ottimo, ora abbiamo due senatori in meno e abbiamo indicato la strada a quegli eventuali altri, allettati dalle offerte dei partitocrati". Altro che "Operazione Scoiattolo". Secondo il Corriere della Sera, "tra Camera e Senato sono circa 30-40 i parlamentari che chiedono chiarimenti". Di fatto, con la valigia già pronta, perché al primo segno di dissenso finirebbero fuori. Ma la maggioranza oggi a Palazzo Madama è risicatissima: quorum a 161, con 165 parlamentari tra Lega e M5S a cui si aggiungono 4 voti ballerini tra ex grillini e gruppo misto. Non serve una protesta eclatante, basta un contagio da maldipancia per mandare il governo sotto a ogni votazione.