Leader da ridere
Luigi Di Maio, il tragico futuro di un capocomico: cosa gli accadrà nei prossimi mesi
Se non fosse per la complicata situazione in cui il governo gialloverde sta spingendo l' Italia, ci sarebbe da sbellicarsi dal ridere. Non perché contenti di assistere al declino di un Paese che fino a pochi anni fa - nonostante le mille difficoltà finanziarie e di manovra - godeva comunque di un suo prestigio internazionale, ma per le continue trovate da operetta di un vice premier che non ne azzecca una che sia una. Si vede lontano un miglio quanto Giggino Di Maio s' impegni a fare sforzi anche sovrumani per mettersi al passo col suo pari grado Matteo Salvini, protagonista numero uno - pure più dello stesso presidente Conte - di un esecutivo che, invece di chiudere le vecchie crepe, ne sta aprendo delle nuove e, se volete, anche più pericolose per l' assetto nazionale nelle sue diverse diramazioni. Leggi anche: Rai, Bisignani smaschera Di Maio C' è da ridere (o da incazzarsi) quando Di Maio, affacciato alla telecamerina del suo smartphone, assicura gli italiani che non ci saranno nuove tasse. Lo dice sottovoce, come per farsi sentire solo dagli intimi, per paura di chissà quale reazione da parte di chi non ce la fa più, di chi è costretto a perdere la casa e a vivere con gli aiuti della Caritas. Con la faccia di bronzo che si ritrova, va in televisione per dire di aver tassato solo le banche e le assicurazioni, come se tutti quegli aumenti non dovessero poi venire spalmati sul popolo dei correntisti e degli assicurati. Quindi: nuove tasse per tutti! In aggiunta, naturalmente, agli aumenti per luce e gas, per le multe che decideranno i Comuni (del 2,4% in più), per le medicine, per i pedaggi autostradali, per le bollette, per frutta e ortaggi. Senza contare quanto altro danno (economico) potranno causare ai cittadini già ampiamente spolpati i nuovi invisibili autovelox mobili, posti su una qualsiasi auto-civetta che rilevano velocità e violazione di altri obblighi stradali. In segreto, per carità. Perché questa è la regola dei pentastellati: agire nell' ombra, stangare e poi promettere - campa cavallo! - di risistemare ogni cosa. Le classiche bugie da marinaio Però, cari amici lettori, dopo tanta malinconia per colpa di un ministro del Lavoro che non ha mai lavorato un giorno in vita sua e che si atteggia al più valente degli economisti e al più capace degli statisti (!), Giggino da Pomigliano d' Arco possiede di sicuro una verve comica, degna della grande stirpe degli artisti napoletani. Una disinvoltura che lo porta spesso a suscitare l' ilarità negli italiani per come si danna l' anima a copiare le performance di Salvini. Il leghista indossa la felpa dei poliziotti, dei vigili del fuoco, della finanza e della protezione civile? Ed ecco che anche lui, Di Maio, fa lo stesso. Teme di perdere posizioni nei sondaggi sui Cinque Stelle e in quelli per il gradimento personale (come in realtà sta accadendo, giorno dopo giorno). Si mette al fianco del ministro dell' Interno con la stessa maglietta della protezione civile addosso e va a visitare anche lui i luoghi del terremoto nei paesini sotto l' Etna. Scatenando l' ira dell' ex capo della protezione civile Guido Bertolaso: «Capisco che deve cercare di scimmiottare il suo collega, ma quello ha la delega per quel settore - dice -. Ma lei non ha mai esitato a gettare fango su quell' istituzione della quale oggi si ammanta. Le chiedo di togliersi subito quella maglia». E se non fosse per invidia ma soltanto per una infantile voglia di farsi un nuovo guardaroba con i simboli dello Stato? Chissà! Dai comici ci si può aspettare di tutto. di Nicola Apollonio