L'intervista
Erika Stefani a Pietro Senaldi: "Certi ministri grillini frenano sull'autonomia"
«L'autonomia, l'autonomia, malgrado tutto credo ancora che ci sia», canterebbe oggi Giorgio Gaber, che vent' anni fa nella sua "Destra e Sinistra" dedicava però queste riflessioni alla parola ideologia. Anche noi di Libero, che nell' ottobre 2017 abbiamo sostenuto con vigore i referendum di Lombardia e Veneto, vorremmo essere convinti che, malgrado tutto, presto l' avremo. Nell' attesa, la buttiamo sull' ironia. Guai però a scherzare sull' argomento con la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Erika Stefani. «Sono veneta e nasco nella Lega, certe cose le ho nel dna. Appena mi sono insediata ho subito convocato i governatori Fontana e Zaia, più l' emiliano Bonaccini, per portare in Consiglio dei ministri le loro richieste». La partenza è stata sprint, però qualcosa deve essere intervenuto a rallentare il processo in corso. Salvini, e perfino Di Maio, hanno garantito che l' autonomia sarebbe stata varata dal governo entro dicembre, ma il mese è oltre la metà, le vacanze di Natale sono alle porte e il traguardo ancora non si vede. La Stefani è certa di condurre la faccenda in porto, però lancia «un appello al governo ad accelerare, altrimenti - minaccia - non lo dico, primo lo faccio e poi lo dico». Per quanto si voglia essere ottimisti, la soluzione non sembra dietro l' angolo. «Io ho fatto il mio» spiega la ministra. «La materia è complessa e di rango costituzionale, visto che va a inci ere sull' impianto dello Stato, io però ho chiuso i tavoli tecnici già a settembre, il 2 ottobre ho presentato al governo la bozza d' intesa per il Veneto e il 22 ho depositato quella per la Lombardia». Cosa manca allora? «Uno scatto per andare avanti. Ho mandato la mia proposta a tutti i ministeri competenti invitandoli a prendere posizione e redigere un testo integrativo che definisca nel dettaglio le competenze, che sono 23 per il Veneto e per la Lombardia e poche meno per l' Emilia. Solo a quel punto il ministero dell' Economia può intervenire per quantificare i soldi che spettano a ogni Regione per ciascuna funzione e il consiglio dei ministri può varare, contestualmente, il decreto autonomia». Come si spiega oltre due mesi di attesa? «La materia è delicata, tutti i ministeri hanno chiesto di fare valutazioni e integrazioni. Poi alcuni hanno risposto, altri invece no. Il premier Conte tre settimane fa si è preso l' impegno in Consiglio dei ministri di fare andare avanti il processo di autonomia ma non tutti l' hanno preso in parola». Ministro, faccia i nomi «Non ho avuto riscontri dai ministeri di Salute, Ambiente, Giustizia. E poi da Lavoro e Sviluppo Economico, i dicasteri di Di Maio»: Quelli che la sfuggono e non le danno risposte sono tutti ministri grillini: è un caso? «Sarebbe brutto se i cinquestelle non ascoltassero i lombardi e i veneti, anche perché i grillini credono nello strumento referendario e non possono non prestare ascolto al voto di milioni di cittadini. Il mio sottosegretario, Buffagni, è lombardo». Probabilmente i grillini privilegiano il Sud, che è il loro bacino elettorale, e rallentano sull' autonomia per non danneggiare i propri elettori. «L' autonomia farà bene anche al Sud. Se lo si comprende, il meccanismo dell' autonomia diventa condivisibile da tutti, perché dà ai governatori competenze e responsabilità: chi non funziona, va a casa». Ma ai cittadini cosa cambia? «Se il sistema diventa più efficiente, si risparmiano soldi e diminuiscono tasse e costi dei servizi. E poi le normative nazionali - spesso - implicano tempi d' attesa lunghi e possibilità di fraintendimenti e non si attagliano alle differenze tra le varie regioni: il potere va ridato a chi gestisce il territorio e lo conosce, un governatore comprende meglio le esigenze della propria comunità». Il Sud teme che con Emilia, Veneto e Lombardia autonome, riceverà meno soldi dallo Stato «L' autonomia riguarda le regioni che la chiedono, non ha effetto sulle altre. Nella sua prima fase poi, le risorse saranno distribuite sulla base delle spese storiche delle regioni, quindi senza diminuzione di denaro. Poi saranno introdotti i costi standard, così eviteremo che due regioni spendano cifre molto diverse per lo stesso servizio». Ministro, sarebbe bello ma mi sembra che anche a dicembre non se ne farà nulla. «Io sono positiva, ci siamo. In caso contrario comunque ho in mente una cosa per sbloccare la situazione». Medita di disertare il Consiglio dei ministri fino a quando non sarà calendarizzata l' approvazione dell' autonomia? «Le cose mi piace farle prima di annunciarle. L' argine sull' autonomia ormai si è rotto, non è più solo un tema legato a un territorio. Già questa settimana prenderò in mano il dossier Piemonte, poi sarà la volta di Toscana, Marche, Liguria: tutte regioni che puntano all' autonomia». Non ce n'è una del Sud «Sia De Luca, in Campania, sia Emiliano, in Puglia, hanno mostrato interesse. Diamo tempo. In conferenza Stato-Regioni ho interlocuzioni costanti con i governatori meridionali e non mi sembra che frenino sul processo d' autonomia. Addirittura il ministro per il Sud, Lezzi, ha dichiarato che la questione non è più di Nord contro Sud, tant' è che ho letto sui giornali che perfino la Calabria sarebbe tentata a unirsi alle richieste delle altre regioni». D'accordo, ma quando arriva questo benedetto decreto? «Quando Conte lo firma». E dunque quando? «Ah, saperlo Certo, come afferma la sentenza della Corte Costituzionale che ha ammesso la consultazione veneta, quando il popolo chiede legittimamente di fare una cosa attraverso il referendum, esso ha potere costituente quindi il governo deve rispondere - e risponderà - a questa istanza, che ha rilievo costituzionale». Quindi medita un ricorso alla Corte Costituzionale? «Ma no Sono avvocato, so che armi usare, il ricorso non avrebbe alcun senso. Ma qualcosa farò». di Pietro Senaldi