Terremoto a Palazzo
Giovanni Tria verso le dimissioni, bomba del Corriere: manovra, non digerisce il nuovo ruolo di Conte
Proprio nel momento in cui, con i probabili passi indietro del governo sulla manovra, Giovanni Tria sembrava trovare una rivincita all'interno di un esecutivo in cui è sempre apparso isolato, proprio nel momento in cui - come spiega Libero in edicola oggi - si è dimostrato tutt'altro che "fesso", sul ministro dell'Economia piove la più clamorosa delle voci: quella delle dimissioni, rilanciata dal Corriere della Sera. Il punto è che Tria sarebbe stanco, provato, dalle aperture e dalle retromarce dell'esecutivo e dell'impasse sulla manovra, che di fatto resta un cantiere aperto: che ne sarà del reddito di cittadinanza? E di quota 100 sulle pensioni? Dubbi, per inciso, che riguardano due punti che sono dei cardini del testo. Una situazione che avrebbe innervosito, e parecchio, il ministro. Tanto che martedì sera ha inizialmente rifiutato di rispondere ai parlamentari in commissione sulla manovra, comportamento per lui irrituale. Leggi anche: Manovra, da Bruxelles lo schiaffone a Tria Dunque, il Corsera rilancia l'ipotesi delle dimissioni, che potrebbero arrivare addirittura a giorni, entro il mese di dicembre. La decisione non è stata presa, ma Tria la starebbe "accarezzando". Ma non sono soltanto le tensioni sulla manovra a spingerlo all'addio, bensì anche il nuovo ruolo del premier, Giuseppe Conte, al quale Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno affidato il compito di trattare con Bruxelles sulla manovra. Troppo, per Tria, che si sente definitivamente messo in secondo piano, lui e la sua squadra a via XX Settembre. Il ministro, riporta il quotidiano di via Solferino, è stato visto "stanco e provato". Certo, potrebbe tener duro anche in questa occasione, come già aveva fatto al tempo del brutale attacco subito da Rocco Casalino. Ma la sua pazienza sarebbe vicina al limite, anche in considerazione del fatto che la trattativa con la Commissione Europea sarà lunga e difficoltosa. Il braccio di ferro insomma durerà a lungo e Tria non vuole avere sulle sue spalle la responsabilità del fallimento nella trattativa con Bruxelles, soprattutto se da questa trattativa, di fatto, viene tagliato fuori.