Indiscreto a palazzo

Sergio Mattarella, il giorno in cui chiederà le dimissioni a Giuseppe Conte: Dagospia svela il piano

Davide Locano

Ma che cosa c'è dietro l'improvvisa svolta di Paolo Savona, il teorico dell'uscita dall'euro che, nel giro di pochi giorni, ha bocciato la manovra affermando che deve essere interamente riscritta? Una versione dei fatti la offre Dagospia. Si torna ancora all'incontro a Francoforte con Mario Draghi, la scorsa estate. Ricorda Dago: "In quell'occasione chiese in modo diretto al presidente della Bce di allungare il Quantitative Easing fino alla fine del suo mandato, nell'autunno 2019, per ‘coprire’ con il suo ombrello le prime misure del governo appena nato. Draghi gli oppose un netto rifiuto: proprio perché in scadenza, non vuole essere ricordato per un ultima mossa smaccatamente pro-italiana". Una presa di posizione, quella di Draghi, che Savona riferì a Matteo Salvini. Il messaggio riportato dall'attuale ministro agli Affari europei era chiaro: "Senza la copertura della Bce l’Italia poteva solo andare a sbattere contro il muro della Commissione". Ma in tempi più recenti, prosegue Dago, Savona ha rimproverato a Giovanni Tria "di aver completamente toppato la strategia negoziale con l’UE. I punti della manovra andavano affrontati in via confidenziale prima di presentarla, Reddito di Cittadinanza e Legge Fornero andavano posticipati e la spinta più forte (questo Savona lo ha sempre detto) bisognava darla sul lato degli investimenti". Questa, dunque, la ragione che lo avrebbe spinto a voltare di fatto le spalle al governo. Leggi anche: Manovra, si muove Mattarella: quelle due cene pesantissime Resta da capire cosa accadrà, adesso. Secondo Dago, "la trattativa sui conti italiani andrà avanti fino a fine anno e si chiuderà ad inizio 2019, con la mediazione della Merkel, realisticamente con un deficit intorno al 2,1%, abbastanza alto da non umiliare il governo ma ovviamente più basso per mostrare agli altri paesi europei che ancora una volta i paesi riottosi vengono riportati a cuccia". Una mediazione che, però, potrebbe non andare a buon fine, e i toni decisi del governo italiano lo dimostrano. A quel punto, l'Italia dovrà fronteggiare a gennaio una procedura d'infrazione e, soprattutto, uno spread alle stelle. Sempre secondo Dagospia, a quel punto, Sergio Mattarella potrebbe chiedere un passo indietro a Giuseppe Conte: difficile, a quel punto, che il premier possa continuare senza la fiducia del Quirinale. Mistero su chi vorrebbe Mattarella a Palazzo Chigi, anche se tra le righe, Dago, lascia intendere che potrebbe trattarsi proprio di Mario Draghi.