Vittorio Feltri: "Perché a Genova bisogna fermare il ponte di Renzo Piano"
Pare che ormai non ci sia nulla da fare. Il simbolo di Genova sarà il catafalco con 43 lumini per diffondere chiarore su altrettante bare immaginarie, 22 campate ed enormi zampe disegnato da Renzo Piano. Però ci provo lo stesso a lanciare un modesto altolà, badate a ciò che fate. Il famoso senatore a vita, e cripto-comunista da una vita, ha questi precedenti nel ramo: zero. Non è un' opinione, ma un fatto. Non ha mai progettato un ponte, neanche un passerella sopra un ruscello. Infatti non è ingegnere, ma architetto. Non è una differenza da poco, sono due visioni diverse del mondo. Gli ingegneri puntano alla essenzialità, alla funzione primaria delle cose: questa praticità ha una sua grandiosa bellezza, che esprime la musica della fisica e della matematica. Gli architetti non c' entrano un tubo con le infrastrutture, già il nome gli fa schifo. Quelli contemporanei, specie le archistar, preferiscono fantasie poetiche, si occupano di skyline, di linea del cielo: di fumo, invece che di arrosto. Il massimo risultato con il minor costo è roba troppo arida per loro. Piano con una presunzione pari alla furbizia, invece di assoggettarsi alle regole dei concorsi, cui persino Michelangelo obbedì per avere una commessa, si è presentato a rovine fumanti con il suo plastico, dicendo che regalava la sua «intuizione». Ha manipolato l' emozione come fosse panna montata. In effetti ha fatto un lavoro da pasticciere, invece che da ingegnere, preparando un plastico come fosse una torta da banchetto funebre. La fretta tradiva la volontà di essere consacrato per acclamazione, e ho segnalato subito che questa gratuità aveva le gambe storte. Il Ponte Renzo Piano come la Piramide di Cheope del terzo millennio, in fondo due mausolei: sul viadotto però devono passere tir e vetture, in sicurezza, e senza indurre lo sguardo a soffermarsi sui 43 lampioni fatui. Il buon senso ha impedito, come avrebbe voluto il buon Giovanni Toti, affascinato dal nome di Piano, di formalizzare il trionfo mediatico dell' archicomunista. E finalmente è giunta l' ora delle decisioni che sarebbe il caso non fossero precotte. Il Commissario Straordinario per la ricostruzione del Ponte sul Polcevera, che è il sindaco Marco Bucci, ha inviato a dieci imprese nazionali la richiesta di presentare un programma per la demolizione e il ripristino del Ponte. La data limite è il 26 novembre. Bucci si avvarrà della «struttura commissariale» per valutare i progetti e poi scegliere quello vincente entro il 3 dicembre, avendo come unico obiettivo «l' interesse pubblico». Rasento l' ovvio se dico che bisognerebbe arrivare lì bendati, come si fa per premiare lo champagne senza guardare l' etichetta, individuando la migliore opera al minor costo? Ma l' ovvio qualche volta è il caso di non darlo troppo per scontato. Da come si stanno mettendo le cose «l' interesse pubblico» sembra sia stato già sepolto. Le dieci imprese invitate, le primarie in campo nazionale, invece di vedersi stimolate a escogitare idee ingegneristiche originali, si sono trovate davanti alla propaganda pubblica degli stessi responsabili della «struttura Commissariale» perché adottassero il progetto Piano, facendo di tutto perché andasse lontano, forse contravvenendo al primo dovere che è quello della imparzialità. Leggi anche: Vittorio Feltri, l'amarissima verità sul ponte Morandi: "Vi dico perchè Renzo Piano vuole rifarlo" Poi, dopo Giovanni Toti, ci si è messo anche Matteo Renzi a cascare in deliquio davanti al divo Renzo, forse per la quasi omonimia, in realtà in questo modo turbando un pochino l' asta dove tutti dovrebbero partire alla pari. Tra l' altro il senatore a vita che aveva offerto senza prendere un euro ad Autostrade il disegno, uscito dalla porta per l' estromissione della società di gestione, entrerà a forza dalla finestra, stando al fianco del consorzio di imprese votate alla vittoria e che forniranno così a Genova un ponte che sotto di sé non farà filtrare luce, data la fitta presenza di ciclopici piloni, con impatto ambientale orrendo e costi fuori controllo. Tocca in primis al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, dare un occhio alle procedure perché l' interesse pubblico sia salvaguardato e la nebbia fugata. Le raccomandazioni che sono diventate un disonore e punite come reato se c' è di mezzo il posto di lavoro per un fattorino alle Poste, diventano forse nobili auspici se c' è di mezzo un Alto Papavero per un' opera gigantesca? Non credo. Siamo zeppi di organi di sorveglianza in Italia, in qualche caso servirebbe fossero svegli. Soprattutto faccio appello, pure se la cosa mi secca, al ministro Danilo Toninelli, il quale a sua volta deve aver deglutito di malavoglia il fatto di essersi accodato nei giorni scorsi a quanto da me scritto, sin dal 31 agosto scorso, contro il Ponte delle Rimembranze. Uniti dal disgusto, possiamo anche sforzarci di dire insieme forza Genova, meriti di meglio. di Vittorio Feltri