Lo scenario

Giancarlo Giorgetti, il piano grillino per far fuori il leghista: "Mi sono rotto, se si vota..."

Gino Coala

Se il governo è ancora in piedi e la maggioranza più o meno solida in Parlamento è grazie innanzitutto all'infinita pazienza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Il leghista è bersaglio di attacchi personale da parte grillina praticamente ogni giorno, prima con le allusioni di Luigi Di Maio sulla "manina" nel decreto sul decreto fiscale, poi sulle "manine" nelle votazioni segrete alla Camera, secondo un retroscena del Corriere della sera, Giorgetti è puntualmente tirato in ballo. Leggi anche: Giorgetti, lo sfregio del M5s: come lo hanno soprannominato i grililni alle sue spalle La linea decise di comune accordo con Matteo Salvini e il resto della squadra leghista è di tenere duro, anche se tenere unita l'alleanza di governo sta diventando ormai "come camminare su un ponte tibetano". Il momento in cui però la pazienza di Giorgetti finirà sembra sempre più vicino e qualche segnale il leghista lo ha voluto dare: agli ultimi consigli dei ministri per esempio non ha partecipato di persona, in risposta ai ripetuti attacchi grillini. La teoria pentastellata ogni volta che qualcosa non va come avevano previsto è accusare Giorgetti di essere il regista di qualche misterioso complotto: "E io mi sono rotto", si sarebbe fatto sfuggire il braccio destro di Salvini. Tanto che lo stesso Di Maio si è dovuto affrettare a discolparlo. Quel che fa saltare i nervi dei Cinque stelle è la competenza che Giorgetti dimostra su ogni dossier, a differenza dei colleghi di governo grillini. Ormai lo marcano a uomo, come dimostra la presenza del sottosegretario M5s Valente nella trattativa con il Coni e Giovanni Malagò, anche se la delega allo sport è tutta nelle mani del leghista. Il commento ricorrente di Giorgetti quando parla del clima del governo è "sono tutti matti", spesso accompagnato da "che cinema", giusto per capire l'aria che si respira, per esempio, dopo che il governo era andato sotto nel voto segreto alla Camera sull'Anticorruzione. I dubbi sollevati in più occasioni da Giorgetti sulle decisioni del governo non piacciono agli alleati, ma puntualmente si ritrovano tutti. Come l'avvertimento lanciato in estate sulla "tempesta perfetta" in autunno, tra mercati e Commissione europea in pressing sull'Italia. Facile profezia, ma pur sempre inascoltata. Il ponte tibetano traballa, ma non saranno i leghisti a farlo crollare. Se poi dovesse cedere fino alla fine, nessuno del Carroccio ha intenzione di addossarsene la responsabilità. La prospettiva di andare a nuove elezioni non spaventa Giorgetti, anzi su come potrebbero andare ha già un'idea chiara su come cambierà l'intero sistema: basta vedere la crisi di Pd e Forza Italia per capire che a brevissimo il panorama politico come lo conosciamo oggi sarà profondamente stravolto.