Lunghe attese
Il patto tra Renzi e Letta per non votare nel 2014
La Leopolda è stato un successo, Matteo Renzi ha acceso le speranze dei giovani leopoldini e ha compattato i dirgenti del partito attorno al suo nome. Per ora è riuscito a tenere tutto insieme, rottamazione e conservazione, non a caso quella di quest'anno è stata la prima Leopolda in cui è intervenuto il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. Renzi però è consapevole del fatto che non bisogna strafare, non vuole commettere lo stesso errore fatto da Veltroni che, subito dopo aver conquistato la segreteria del Pd, accelerò la caduta di Prodi per andare alle elezioni in Primavera. La tregua - "So bene che per Napolitano il voto nel 2014 è un tabù - dice Renzi secondo quanto riportato da Repubblica - per questo dalla Leopolda ho offerto una tregua al governo e al Quirinale". Renzi sa che dopo aver conquistato la base e l'apparato del partito, deve anche convincere le cancellerie europee e le istituzioni internazionali della sua affidabilità e il patto con Letta e Napolitano per garantire stabilità al governo e di riflesso all'Eurozona va in questa direzione. Non a caso Renzi ha annunciato di ricandidarsi alla guida di Firenze in Primavera, eventualità che esclude una corsa per la premiership. Anche perché l'anno prossimo scatterà il semestre di presidenza italiana della Ue e che Renzi non voglia far cadere prima il governo lo si era capito proprio quando alla Leopolda ha invitato i partecipanti a concentrarsi sui temi dell'Europa per la convention dell'anno prossimo, non proprio un invito a mobilitarsi per le elezioni. Lo scambio con la legge elettorale - Anche se Renzi ha avuto parole nette contro le larghe intese e il proporzionale, mentre ha indicato una linea favorevole al bipolarismo e ad una legge elettorale maggioritaria, non farà il controcanto al premier Enrico Letta (quel ruolo più polemico e minoritario è occupato da Civati), ma pensa appunto ad una specie di staffetta con un passaggio di mano nel 2015 battezzato dalle urne. Naturalmente c'è anche chi tra i renziani scalcia e teme che una lunga attesa spenga gli entusiasmi e giochi a favore di Letta, ma il problema resta quello della legge elettorale: se anche il governo dovesse cadere per mano di Berlusconi e non di Renzi, il rischio reale per il sindaco di Firenze è di non riuscire ad ottenere la maggioranza nelle due Camere e quindi di fare la fine di Bersani. Il patto quindi con Letta è uno scambio benedetto dal Quirinale: sopravvivenza del governo in cambio di una legge elettorale che gli garantisca vittoria e governabilità.