guerra aperta
Manovra, Matteo Salvini: "Non si torna indietro, sarà Giuseppe Conte a decidere i tempi di risposta all'Ue"
"La bocciatura da parte dell'Ue non cambia nulla, indietro non si torna" ribadisce Matteo Salvini che assicura: "L'Unione avrà educatamente tutte le risposte che ci chiede, anche se la nostra linea è chiara e argomentata, mentre quella europea è frutto soprattutto di un pregiudizio". Il ministro dell'Interno sembra prendere le distanze dal gesto di Angelo Ciocca, il leghista europarlamentare, che si è letteralmente pulito le scarpe con gli appunti del commissario dell'Unione, Pierre Moscovici. Il vero obiettivo dei leghisti è non tirarla troppo per le lunghe e consegnare il prima possibile l'apertura della procedura d'infrazione, magari in occasione del Consiglio europeo di dicembre. Leggi anche: Manovra, modifiche solo dopo le elezioni europee Ma il vicepremier - spiega Il Corriere della Sera - ribadisce che i tempi della risposta "li deciderà solo ed esclusivamente il presidente del Consiglio". Anche se non è così improbabile che Giuseppe Conte si prenda tutte le tre settimane (fino al 13 novembre) proposte dai commissari europei. Non tutti gli eurocommissari della Lega sono così pacati con l'Europa. Tra questi Armando Siri s'infervora: "Vogliono farci passare per gli scassa-conti. La verità è che la nostra manovra si riduce a mezzo punto percentuale. Il governo partiva dall'1,9%, il 2,4% è il minimo sindacale". Leggi anche: Consob, proposto un euroscettico come presidente In ogni caso, nessun piano B, nessuna ipotesi di ripiego: "Ci scrivono? E noi risponderemo. La verità è che il peggio che l'Unione può mettere in campo è una procedura d'infrazione. Partirà presto? Non abbastanza da far arrivare le sanzioni prima delle Europee - prosegue un parlamentare del Carroccio -. La Commissione non ha alcun potere sullo spread, e noi abbiamo già incorporato una serie non piccola di negatività. In compenso, il problema rischia di trasferirsi su altri paesi: quando nei giorni scorsi lo spread italiano cresceva tanto, quello spagnolo è andato a 150, quello del Portogallo a 200". Secondo alcuni a preoccupare maggiormente l'esecutivo sarebbe il summit a Palermo sulla Libia, che si terrà nei prossimi giorni e che deciderà il destino dell'immigrazione.