Nero su bianco
Vittorio Feltri, il ricatto di Di Maio e una tragica verità: "Salvini si è piegato alla vergogna M5s, ma..."
Ma che cosa ci fa Matteo Salvini con i grillo-comunisti? Pubblichiamo il botta e risposta tra Fabrizio Cicchitto e Vittorio Feltri. Caro Direttore, io che non ho mai manifestato sostegno all’azione politica di Salvini, non posso fare a meno di riconoscere i seguenti punti forti del suo agire: ha preso in mano un partito al 3% e l’ha portato al 17 alle elezioni, e ora - stando ai sondaggi - supera il 30. Lo ha fatto utilizzando una comunicazione incisiva e differenziata, cavalcando in modo estremo il tema dell’immigrazione. Sul piano politico gli è riuscito un capolavoro, perché è andato al governo con un’alleanza con i grillini ma nello stesso tempo ha costretto Berlusconi a mantenere ferma l’alleanza di centrodestra, assai utile per conquistare il potere in regioni e comuni. Tutto ciò è anche avvenuto perché in questi anni Berlusconi è andato a zig zag, ha ucciso in fasce tutti gli eredi possibili da lui stesso designati e alla fine si è trovato un altro erede emerso per molti aspetti contro di lui. Ciò detto, c’è un evidente asimmetria fra il fumo della grande politica e l’arrosto delle scelte economiche del governo, nelle quali sta prevalendo l’estremismo dei grillini. Su questo terreno Salvini si è rivelato quello che i comunisti cinesi chiamavano una «tigre di carta». Veniamo al nocciolo della manovra economica, che è fatta in deficit e dilata la spesa pubblica accresciuta dai precedenti governi con cui i leghisti e i grillini hanno tanto polemizzato. Si tratta di una una grande operazione di assistenzialismo, grazie al reddito di cittadinanza, mentre alle imprese e alla riduzione della pressione fiscale sono destinati solo spiccioli. Non vogliamo neanche sottovalutare le conseguenze dello sforamento del deficit dall’1,6 al 2,4%. Quel cambio di numeri costituisce un’umiliazione politica per il ministro del Tesoro, che sull’1,6 ha insistito in modo ossessivo, e gli toglie del tutto credibilità a livello internazionale, dove il problema non sono tanto le gerarchie e i meccanismi della Ue bensì i cosiddetti mercati. OCCASIONE DECISIVA Chi sono i mercati? Coloro che dirigono banche e grandi fondi di investimento e comprano e vendono titoli di Stato e azioni. Costoro non fanno complotti, ma comprano o disinvestono se reputano a rischio i titoli di Stato di un Paese perché esso - pur con un debito pubblico elevatissimo - smentisce il proprio ministro del Tesoro e fa un’operazione in deficit per venire incontro alle esigenze elettorali di un partito che ha come punto di riferimento non gli investimenti ma i disoccupati e quanti non hanno una gran voglia di lavorare. Allo stato, non si può fare a meno di rilevare che nell’occasione decisiva Salvini ha perso la partita. Se per evitare la saldatura fra il M5S e la sinistra costituita dal Pd di un paleocomunista e dagli eredi di Rifondazione bisogna accettare la ricetta economica di stampo pauperista e assistenzialista, il sottostare a un simile ricatto da parte di Salvini è un rimedio peggiore del male. Un governo Di Maio, Zingaretti, Fratoianni sarebbe infatti spazzato via nello spazio di un mattino mentre un governo che fa quella stessa politica ma con la copertura e il sostegno della Lega può durare più a lungo, con effetti devastanti. MONETA UNICA C’è un’unica possibilità che può spiegare l’intesa di Salvini e Di Maio e cioè che essa sottenda una altra intenzione assai diversa da quella di personaggi ragionevoli della Lega come Giorgetti, Garavaglia e Brambilla. Mi riferisco ai dottor Stranamore della Lega (Bagnai, Borghi...) che hanno in testa l’uscita dall’euro. Ma attenzione: in quel caso si giocherebbe col fuoco, come dimostra il bel libro della Fondazione Leoni dal titolo “Cosa succede se usciamo dall’euro”. A questo proposito va fatta un’ultima considerazione: la media e piccola impresa del Nord, che è larga parte della base elettorale della Lega, esporta e importa dall’Europa, in primo luogo dalla Germania, e lo fa usando l’euro: un’uscita dall’Europa sarebbe per essa disastrosa. di Fabrizio Cicchitto Riformismo e Libertà *** Caro Fabrizio, il mio pezzo di domenica scorsa già conteneva varie critiche al governo che proponi oggi. Sono convinto quanto te che Salvini abbia compiuto una operazione politica ragguardevole, portando il proprio partito dai minimi ai massimi livelli. Onore al merito. Tuttavia egli si è piegato a Di Maio e alle sue velleità demagogiche per non dire vergognose. Lo ha fatto, subendo un ricatto, allo scopo di tenere in piedi l’esecutivo, non per altro. Sa perfettamente che il reddito di sudditanza (quale cittadinanza?) è una pazzia finanziaria. È illecito regalare soldi a chi lavora in nero, più al Sud che al Nord, o non lavora affatto incentivando i lazzaroni a rimanere tali. Il debito pubblico mostruoso si abbatte spendendo capitali esistenti, e servirebbe tagliare non la spesa, bensì gli sprechi dello Stato. Su alcuni punti quindi hai ragione da vendere. Ma bisogna dare atto al ministro dell’Interno di avere agito correttamente nel campo dell’immigrazione. Purtroppo la maggioranza è costituita da due forze inconciliabili, le quali maneggiano il pallino avendo realizzato un compromesso, destinato a fallire presto, forse dopo le elezioni europee. Intanto però a Matteo conviene abbozzare. Se rompesse i patti andremmo di male in peggio. Mi pare ciò sia evidente. Anche il capo del Tesoro, Tria, è stato costretto a dire signorsì allo sciocchino che mena il torrone grillino. Scemo pure lui? Non credo. Suppongo piuttosto che tra la crisi e l’incremento del passivo abbia scelto la seconda strada per assecondare la stabilità e scongiurare il caos. D’altronde la guida giallo-verde al momento non ha alternative. Il resto è opinabile. L’uscita dall’euro presenta dei rischi, è vero, ciononostante l’entrata nella moneta unica è stata ancora più pericolosa, tant’è che le nazioni le quali non l’hanno adottata hanno fatto un ottimo affare. È innegabile. Non sono d’accordo che l’Italia abbia un futuro venezuelano. L’America Latina non ha nulla da spartire con noi. Il Mezzogiorno, di cui Di Maio rappresenta il peggio, è convinto che la miseria si sconfigga per decreto: trattasi di idiozia. Lo sviluppo si favorisce non facendo la carità ai cittadini sfigati, ma regalando alle terre sfortunate infrastrutture che agevolino le imprese. Cosa sempre trascurata. Infine ti segnalo che le statistiche dimostrano che la disoccupazione dalle nostre parti non è mai stata bassa come ora. Il lavoro però c’è soltanto per chi sa fare un mestiere. Chi si gratta il ventre e non ne impara uno, crepi pure di fame. di Vittorio Feltri