La Lega dà fastidio
Matteo Salvini, svelato il piano della Corte Costituzionale per fermare le sue leggi
Invece di inveire per l’elezione di David Ermini a vicepresidente del Csm, ministri e parlamentari della maggioranza dovrebbero ascoltare sul sito di Radio Radicale la conferenza stampa tenuta mercoledì, dinanzi a pochi intimi, da Giorgio Lattanzi, presidente della Corte Costituzionale. Sarà infatti dalla Consulta, e non dall’organo di autogoverno dei giudici, che pioveranno le pietre più grosse sull’esecutivo. Nel palazzone antistante alla presidenza della Repubblica i provvedimenti del governo gialloverde saranno vivisezionati da Lattanzi, Giuliano Amato e dagli altri giudici costituzionali, e buona parte ne uscirà soppressa o amputata, per la gioia dell’opposizione progressista. Gli alti magistrati - pochissime le eccezioni - hanno deciso che l’ora è solenne, il pericolo è serio e spetta dunque a loro entrare in azione per fermare i barbari. Presentando l’iniziativa "Viaggio nelle carceri" (giudici costituzionali e detenuti sul palco, a confrontarsi democraticamente sulla situazione dei penitenziari italiani), Lattanzi ha spiegato che la novità non riguarda solo il formato pop con il quale la sua austera istituzione intende presentarsi da adesso in poi, ma la sostanza della loro azione. «Ci sono orientamenti politici che, senza entrare nel merito, a me pare che contrastino con il significato che alla nostra Costituzione hanno dato i costituenti. Alcune idee che circolano, alcuni orientamenti che in altri tempi rimanevano nascosti, si vergognavano quasi di comparire, oggi sono presenti in Europa». Se non si fosse capito, è con il sovranismo e con il populismo che ce l’ha, ovvero con la Lega e con i Cinque Stelle. E più con il partito di Matteo Salvini che con quello di Luigi Di Maio, giacché è il primo a fare parte di quella tendenza europea che deve spingere le toghe alla mobilitazione. Leggi anche: Fondi della Lega, i dettagli dell'accordo con la procura ARIA DI OPPOSIZIONE «Io», proclama il presidente della Consulta, «credo che le corti costituzionali e i giudici in genere siano dei baluardi nei confronti di questi orientamenti, nei limiti in cui questi orientamenti sono a loro volta in contrasto con le corti costituzionali. La nostra Carta è nata per resistere a vicende di questo genere». Proponimenti simili il partigiano Lattanzi li aveva già annunciati a Sergio Mattarella: «Sono le Carte e le Corti costituzionali, insieme con i giudici comuni, che ci difendono dai vecchi fantasmi che hanno ripreso ad agitarsi in Europa». Nell’austero palazzone di piazza del Quirinale, insomma, si respira aria di aperta opposizione, e ciò anche grazie all’impegno di Donatella Stasio, da un anno responsabile della comunicazione della Corte. Ruolo in cui ha portato le idee che si possono leggere sul sito di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, dove la Stasio ha una rubrica in cui elogia il «modello Riace» di accoglienza degli immigrati, «esempio tangibile di cittadinanza costituzionale», e accusa Salvini di «bloccare i fondi Cas e Sprar (35 euro giornalieri per migrante) necessari per attivare gli strumenti su cui si fonda la rinascita anche economica del Paese». IL DECRETO SICUREZZA Con la guerra preventiva iniziata e annunciata coram populo, la sorte di certe norme appare segnata. È scontato che il giudice delle leggi sarà chiamato presto a valutare la costituzionalità del decreto Salvini, che rende più facile l’espulsione degli stranieri condannati, abolisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari e toglie la cittadinanza a chi si rende responsabile di reati di terrorismo. Punti su cui una giurisprudenza determinata a combattere «i vecchi fantasmi» avrà modo di sbizzarrirsi. Non andrà meglio al reddito di cittadinanza che Di Maio vorrebbe limitare ai soli «cittadini italiani». Il grillino non sa, o finge di ignorare, che la Consulta ha già deciso, più volte, che l’assistenza e gli altri diritti sociali, come scritto da Sabino Cassese, «sono diritti essenziali della persona, spettano indipendentemente dalla durata del soggiorno legale sul territorio e dall’inserimento nella comunità, con relativi obblighi di contribuzione». I ricorsi sono pronti, anche se la legge non c’è: al resto provvederà il sacro fuoco che anima i dirimpettai di Mattarella. E Lattanzi, al pari di Amato e di tanti suoi colleghi, non è un esagitato in toga rossa, bensì un moderato di sinistra. Ma pure questo è un segno dei tempi: persino i più tiepidi si sentono obbligati a indossare l’elmetto. O lo scolapasta, a seconda del guardaroba. di Fausto Carioti