L'economista

Giulio Sapelli, la pagella definitiva sul governo Lega-M5s: chi salva, massacra un ministro

Gino Coala

Un sei di incoraggiamento. È questo il voto che Giulio Sapelli, economista, docente universitario ma anche uomo d' azienda, attribuisce al governo: «Sicuramente è migliore dei precedenti dove sono arrivati a nominare ministri anche Pecoraro Scanio e la Madia». Un governo di cui, per qualche ora, è sembrato anche che Sapelli potesse diventare presidente. Ora, dalla casa di vacanza, osserva quello che accade nella politica e nell' economia. Leggi anche: Cottarelli, la profezia terrificante: "Se ci attaccano finirà peggio che nel 2011" Professore dica la verità: ci ha creduto nella possibilità di diventare Presidente del Consiglio? «Non scherziamo. Ho solo risposto ad alcuni amici della Lega e sono andato a vedere di che cosa si trattava. Sono stato io stesso a dare la notizia proprio per evitare speculazioni e fraintendimenti». Come giudica il governo Conte? «Ha fatto alcune cose buone e altre meno. Ma è in carica da poche settimane. Avrà tempo per migliorare». Ma nel frattempo è possibile che arrivi l' attacco dello spread che potrebbe far saltare tutti i piani? «L' attacco dello spread è una speranza delle opposizioni che, non avendo idee né programmi, affidano alla cosiddetta volontà dei mercati le possibilità di rivincita». Quindi esclude un' offensiva contro i Btp? «Non escludo nulla. Immagino che ci sarà qualche ondata speculativa orchestrata da personaggi alla Davide Serra. Tuttavia se il governo procede compatto non gli sarà difficile attraversare la tempesta». Professore proviamo a dare i voti: Salvini? «Sta facendo un ottimo lavoro sull' immigrazione. A Bruxelles ha ottenuto risultati impensabili per i governi precedenti». Lo studente Di Maio? «Deve ancora studiare come tutti i Cinquestelle. Il "decreto dignità", è un impaccio. Sull' Ilva è stato commesso un grave errore accettando sostanzialmente la proposta di Mittal. Ma ormai è fatta. Non si può tornare indietro». I Cinque stelle vogliono fermare grandi opere pubbliche come Tap e Tav? «Antropologia regressiva. Le infrastrutture servono». A proposito di infrastrutture: che cosa pensa del disastro di Genova? «La risposta data al crollo del ponte è la sintesi del mio pensiero: il governo ha fatto alcune cose buone e altre migliorabili». Quelle buone? «La mobilitazione: nel giro di poche ore i ministri erano a Genova per far sentire la vicinanza delle istituzioni alle famiglie. Un comportamento ancora più apprezzabile vista la latitanza di Autostrade». Secondo alcuni è stata solo una passerella. «Non è così. Basti pensare che le prime case sono state assegnate agli sfollati poche ore dopo il disastro. Quando mai in Italia era successo?». Cosa avrebbe migliorato? «Lo scontro fra nazionalizazione e gestione privata delle autostrade è ormai vecchio. C' è una terza possibilità». Quale? «La gestione no profit. Bisognerebbe affidare la concessione ad un ente che non deve distribuire utili. Non serve nemmeno un cda. Basta un "officer" che dopo aver coperto i costi e pagato gli stipendi investa tutto l' attivo nella sicurezza e nella manutenzione. Esattamente come accade negli ospedali ebraici». Niente del genere in Italia. «Non ancora. Però potrebbe nascere qualcosa. I consorzi proposti dalle Regioni del Nord Est proprio per la gestione delle autostrade potrebbe essere un passo importante». Da economista che voto darebbe al ministro Tria? «Ha fatto poco e quindi è difficile dare un giudizio. Tuttavia ha commesso due errori». Quali? «Il primo è non ascoltare Savona. Il secondo è il viaggio in Cina per cercare capitali». Perché sbaglia? «Perché la Cina è un pericolo. Nel nuovo equilibrio bipolare Russia e Usa stanno insieme contro Pechino. Noi siamo alleati degli Stati Uniti e andiamo a cercare aiuto a casa dei nemici. Questo significa proprio non aver capito il futuro». Con lei a Palazzo Chigi non sarebbe successo? «Amico mio perché continua a punzecchiarmi? Ho 71 anni, sono in pensione anche dall' Università. Non cerco onori né incarichi. Come cittadino esprimo delle opinioni e ho delle idee. Se qualcuno ha voglia di starmi a sentire può chiamare». di Nino Sunseri