La giravolta

Luigi Di Maio, il ministro a testa bassa con Tito Boeri: pace fatta, che cosa c'è dietro

Gino Coala

Il destino del presidente dell'Inps Tito Boeri sembrava ormai segnato verso una conclusione prematura rispetto alla scadenza naturale del suo mandato, agli inizi del 2019. E invece tra il capo dell'ente di previdenza e un pezzo di governo è già scoppiata la pace. La guerra in realtà l'ha portata avanti sin da subito il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che rimproverava a Boeri i continui interventi di natura politica. Leggi anche: L'Inps di Boeri sbaglia i calcoli: un assegno su quattro è sbagliato, pioggia di rimborsi Il leader leghista sembrava aver trovato sponda nell'alleato Luigi Di Maio, visto che il ministro dello Sviluppo Economico si era accodato agli attacchi, soprattutto dopo il disastro scoperto in fase di preparazione del decreto Dignità, quando Di Maio aveva accusato l'Inps di aver inserito all'ultimo una tabella che stimava una perdita di 8 mila posti di lavoro con il provvedimento del governo. Boeri però è riuscito a dimostrargli che quella tabella era nelle disponibilità del ministero ben prima, ennesima figuraccia per Di Maio e una bella pietra sopra per evitarne altre. Complice un afosissimo sabato mattina in centro a Roma, in pochi si sono accorti che Boeri è andato a trovare per la prima volta Di Maio nel suo ufficio in via Veneto. Come riporta la Stampa, la tregua tra i due è arrivata anche con l'aiuto del braccio destro del ministro grillino sulle questioni del lavoro, Pasquale Tridico. L'incontro tra i due sarebbe stato "utile e proficuo - hanno detto entrambi - in cui abbiamo discusso di quel che c'è da fare nei prossimi mesi". Dalla ritrovata intesa con il capo dell'Inps, Di Maio non può che guadagnarci, visto che ha estremo bisogno di un aiuto per allargare la platea di chi riceve il Rei, l'assegno per i più poveri. Da tempo Boeri sta cercando di frenare le velleità grilline sul reddito di cittadinanza, considerata un'ipotesi nefasta per i conti pubblici, secondo l'Inps costerebbe 30 miliardi e per i grillini 13, oltre che per il mercato del lavoro, considerando che buona parte dei centri per l'impiego non funzionano come dovrebbero. I due potrebbero ritrovare un'intesa sul potenziamento del Rei, il compito di Di Maio a quel punto sarà solo indorare la pillola con la base grillina che si ritroverà altro rispetto a quanto promesso. Niente di nuovo per l'agenda del ministro pentastellato.