Sconvolgente

Roberto Fico, lo sfregio al ragazzo vittima dei rom: no al minuto di silenzio per Duccio Dini, preferisce celebrare gli africani

Davide Locano

Tra i tanti compiti di un presidente della Camera c’è quello di concedere facoltà di parola ai deputati, ma anche di imporre il silenzio all’aula, per un minuto, un minutino. Si chiama Parlamento, ma non è male quando qualche volta diventa ascoltamento. Pochi secondi in cui si para davanti alle menti distinte degli onorevoli una vita spezzata: la memoria di un tipo illustre, oppure più di rado di un poveretto innocente la cui vicenda ha scosso molte coscienze. E questo è il nostro caso. Martedì il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia ha domandato formalmente per lettera che la presidenza concedesse, a inizio seduta come d’uso, 60 secondi al ricordo per la vittima collaterale ma assolutamente annunciata di una faida tra rom a Firenze: quella del 29enne Duccio Dini. Roberto Fico, Cinque Stelle, si è parato davanti come un uomo di ferro, non si sposta di un millimetro dai parametri della sua decisione di far silenzio non per Dini, ma su Dini. Ignora la richiesta. Il deputato fiorentino Donzelli di FdI non ci sta, prova a investire l’intera aula della sovranità che le spetta. Leggi anche: Salvini contro Fico: lotta dura sugli immigrati Ore 15, aula di Montecitorio, il verbale stenografico. Giovanni Donzelli (FdI). «Chiedo di parlare». Presidente Roberto Fico. «Donzelli, siamo in fase elettiva, quindi può intervenire solo sul punto all’ordine del giorno, altrimenti le tolgo la parola». Donzelli. «Presidente, sull’articolo 41 del Regolamento, quindi intervengo sull’ordine dei lavori. Chiedo che prima...». Presidente. «Non è sull’ordine dei lavori, ma vada avanti». Donzelli.« Chiedo che, in questa seduta, oggi, o nella seduta di domani, venga svolto un minuto di silenzio per Duccio Dini, il ragazzo che è stato travolto a Firenze da dei rom che si rincorrevano giocando al far-west». (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d’Italia) Presidente. «Su questo può fare un intervento a fine seduta. Le ho detto che se fosse intervenuto su altro le avrei tolto la parola...». Donzelli. «Chiedo all’Aula, Presidente, di esprimersi se vuole o non vuole il minuto di silenzio. È sull’ordine dei lavori; l’Aula è sovrana, in base all’articolo 41, e può decidere». Presidente. «Può fare un intervento di fine seduta. Grazie». TEMPO DA PERDERE Si noti la sensibilità a corrente alternata dell’esponente grillino per nostra disgrazia ai vertici dello Stato, per cui dovrebbe rappresentare tutti noi e non solo i propri compari. Non pronuncia il nome, non dice: mi unisco al ricordo di Duccio Dini, ma si decide più tardi. Insomma: niente minuto di silenzio. Non vuole posticipare neanche di un secondo nientepopodimeno che l’elezione di due sostituti agli uffici della Camera, cose storiche come ben si capisce, che non ha da perdere neppure un secondo, al massimo si concede un minuto alla fine, quando tutti scivolano via, e restano quattro volonterosi a sgolarsi per niente. Non si può interrompere l’emozione di un’aula impegnata a scegliere il questore di ricambio, guai. Un’aula che peraltro non pare essere stata finora soverchiamente impegnata al punto da non poter derogare per sessanta secondi dalla sua indolenza nullafacente sia pur per stare zitta ma pensosa. LINEA POLITICA Ben altra attitudine quella manifestata pochi giorni fa dal medesimo Fico - e non è una graduatoria dei dolori, ma una constatazione - dinanzi all’uccisione del sindacalista maliano in Calabria. Lunedì scorso infatti il grillino si è recato a San Ferdinando di persona e ha detto: «Sono qui per portare le condoglianze dello Stato alla famiglia e agli amici di Soumayla Sacko». Cos’è se non un’intenzione chiara di linea politica, una sorta di razzismo della morte, questa palese differenza di considerazione? Questi capi dei Cinque Stelle si vantano di aver superato lo schema destro o sinistro, ma non il fossato del loro pregiudizio. Ci rendiamo conto. Ai morti ammazzati, se siamo bene informati, non interessano i minuti di silenzio che gli si dedicano negli stadi, nelle aule parlamentari, regionali e comunali. I defunti sono infatti persone pratiche e le onoranze funebre, sia pure tributate da alti papaveri con alti pennecchi, non fanno tornare indietro la loro disgraziata sorte. In particolare quel povero ragazzo assassinato a Firenze, Duccio Dini, che se ne farà mai di seicento deputati in piedi, con la mente chissà dove, pronti a misurare quanto pesa questa morte rispetto a quell’altra, perché come diceva Mao Tse Tung ce n’è di quelle che sono lievi come piume e altre che sono come montagne. Dedichiamo noi, ciascun dove può, questo minuto di silenzio a un ragazzo che non aveva mai fatto male a nessuno. Di certo, avrebbe amato che il potere politico l’avesse ascoltato in silenzio e con attenzione. Quando era vivo. di Renato Farina