Infrastrutture

Danilo Toninelli, la "bomba" delle grandi opere sotto la sedia del ministro

Matteo Legnani

Arriverà tra due settimane la "valutazione sui costi-benefici" della Tav disposta dal neoministro alle infrastrutture Danilo Toninelli. Sarà la "pietra miliare" della politica 5 Stelle sulle grandi opere: da lì, cioè, si capirà se tra Lega e M5S si aprirà il primo, pesante conflitto. O se verranno trovate soluzioni meno traumatiche. Perchè la lega ha sempre scommesso forte sulle infrastrutture: non solo quelle di rilevanza nazionale, ma anche quelle "locali" rispetto alle quali ha preso impegni con le amministrazioni locali e coi cittadini che quelle amministrazioni hanno votato. La prima miccia è stata accesa appena qualche giorno fa nel bolognese, a proposito della bretella autostradale. Ma, sopratutto al centro-nord sono diverse le opere incompiute o da ultimare. Oltre alla Tav, come riporta Il Corriere della Sera, c'è da completare l'autostrada Pedemontana che corre tra Bergamo e Varese coi primi due tratti finiti e il lotto 2 non ancora avviato. Nel Bresciano c'è l'autostrada della Valtrompia, i cui lavori non sono mai partiti. A cavallo tra Lombardia e Veneto la alta velocità ferroviaria Brescia-Verona e in Veneto la pedemontana veneta tra Vicenza e Treviso che allevierebbe assai il traffico sulla A4, specie nel tratto di Mestre. Il Passante di Genova verso Ponente non è mai stato iniziato, mentre i lavori per il terzo valico tra Lombardia e Liguria (quello della ferrovia Tortona-Genova) sono in corso. Infine c'è il Mose veneziano, i cui lavori dovrebbero essere ultimati nel 2020. Senza dimenticare la questione aperta della Tap in Puglia, il cui cantiere è in corso e dovrebbe chiudersi nel 2020. In tutto, si parla di progetti per circa 40 miliardi di euro. Sicuramente, abbastanza per far perdere la poltrona al ministro. Ma forse anche per far cadere un governo. Leggi anche: Toninelli, il primo disastro del ministro alle Infrastrutture: l'autostrada che fa saltare