Scacchiere azzurro
Il nuovo centrodestra vola al 40%Ma solo se Berlusconi resta in campo
Nuova Casa delle libertà o Partito popolare europeo in salsa italiana. Basta, però, che alla guida, da ispiratore viste decadenza e interdizione alle porte, ci sia ancora Silvio Berlusconi. Sondaggisti e analisti del mercato elettorale concordano: per il centrodestra, al di là delle formule, non c’è futuro senza il Cavaliere. Tutto questo mentre i governativi di Scelta civica, provocata l’uscita di Mario Monti, insistono. «È il momento giusto per fare una proposta politica al Paese», annuncia Mario Mauro, il ministro della Difesa che funge da ufficiale di collegamento con gli «innovatori» del Pdl capeggiati da Angelino Alfano. Proprio il vicepremier, però, almeno ufficialmente continua a non separare il suo destino da quello di Berlusconi: «Siamo tutti con lui. Impegnati, oggi più che mai, nella ricostruzione di un centrodestra moderno, competitivo, alternativo alla sinistra». È la Cdl modello 2013 quella cui sta lavorando Alfano. Con dentro sia i centristi, sia un Pdl con il Cavaliere in veste di padre nobile. Uno scenario che i sondaggisti, flussi elettorali alla mano, considerano di gran lunga più redditizio. Per il centrodestra. «Le dimensioni dei valori sono chiare», premette Luigi Crespi, responsabile del gruppo Datamedia comunicazione: «Il partito di Berlusconi, Forza Italia o Pdl che dir si voglia, storicamente vale tra il 25% e fino a un terzo dell’elettorato. Il centro, nelle sue varie leadership ed espressioni, non ha mai superato il 10%». Da qui la conclusione: «Nel centrodestra qualsiasi opzione che voglia essere vincente per candidarsi a governare, e non di semplice revanscismo, non può fare a meno di Berlusconi». Quindi va bene la nascita della «sezione italiana del Ppe», «ma chi li prende i voti? A parte Maurizio Lupi, tra i cosiddetti innovatori del Pdl chi ha rapporti con il territorio?». In ogni caso l’ipotetico nuovo partito centrista e il Pdl berlusconiano sono «condannati a stare insieme. Viceversa vincerebbe la sinistra». E non sarebbe un problema l’impossibilità per Berlusconi di correre da candidato premier: «Dipenderà da come il Cav riuscirà ad articolare la sua presenza, a come i suoi elettori riusciranno a percepire che il suo potere non è perduto». Alessandro Amadori, amministratore delegato di Coesis Research, offre un’altra via d’uscita a Berlusconi: «Si metta lui alla testa dell’operazione politica per lanciare il Partito popolare europeo in Italia. Invece di rinchiudersi nel bunker con i falchi, scompagini i giochi e sia l’ispiratore di un nuovo soggetto politico che abbia un’impronta nazional-popolare». Una Dc 2.0, «con al centro del messaggio più solidarietà e meno competitività», che per Amadori potrebbe anche raggiungere «il 33% dei voti». Per poi procedere, da posizione di forza, alle alleanze con il resto della futura Cdl - Lega e Fratelli d’Italia - per toccare quota 40%. «Il centrismo, senza Berlusconi, ha dimostrato di non valere più del 10-12%. E Alfano, senza il sostegno del Cavaliere, rischierebbe di andare in quella direzione». Nel frattempo le manovre in Parlamento intorno a Scelta civica continuano. Un nuovo gruppo al Senato, assicura Pier Ferdinando Casini, «non è all’ordine del giorno». Martedì, però, i senatori filo-governativi si riuniranno per decidere il da farsi alla luce della spaccatura con i montiani. «Noi tiriamo dritti», anticipa Mauro replicando all’accusa di Monti di aver imbarcato troppi «specialisti di slalom». di Tommaso Montesano