Il rovinoso "no"
Beppe Grillo e Luigi Di Maio, Paolo Becchi rivela: così tra i due è sceso il gelo
Mentre proseguono instancabilmente le trattative sul programma di governo, resta il nodo ancora scoperto del “terzo” condiviso, che Matteo Salvini e Luigi Di Maio stanno disperatamente cercando, dopo che l’ipotesi della staffetta, da me suggerita, è stata scartata per motivi che ora sarebbe lungo (e inutile) spiegare. Impresa difficile trovare un “terzo”; bisogna, infatti, evitare che nasca un governo forte ma con un presidente del Consiglio debole. D’altro canto, un presidente forte potrebbe anche rivelarsi a lungo andare un serio ostacolo sia per Salvini che per Di Maio. Leggi anche: Bisignani sapeva tutto: "Quando Casaleggio mi disse..." In questa contesto si inserisce Beppe Grillo che ha voluto dire la sua, e così l’Elevato ha abbandonato il suo nuovo blog (peraltro degno di tutto interesse) e in tutta fretta è sceso sino a Roma per incontrare, con Davide Casaleggio, Di Maio. Si vocifera sui giornali di dissidi. Una cosa è certa - e così facciamo venire un nuovo coccolone a Marco Travaglio -, Grillo non ha messo lingua sulla trattativa in corso con Salvini per formare il nuovo governo.Non lo ha mandato a fare in culo, come ha fatto un centinaio di volte, e non ha neppure detto a Di Maio di mandarlo a fare in culo. Quell’epoca è finita. Dunque il M5s può dormire sonni tranquilli: Grillo è definitivamente tornato a fare i suoi spettacolini e ora dedica molta cura al suo nuovo blog e alla lattuga del suo orto sulle colline di Sant’Ilario. Ma allora perché questo viaggio improvviso e inatteso a Roma? Solo per far vedere che c’è ancora? Una cosa è sicura: se Grillo ha voluto incontrare Di Maio, rinunciando alla lattuga del suo orto, era perché lui un modo per uscire dall’impasse credeva di averlo trovato. Ma si deve essere trattato di una “pazza idea”, una “folle, folle, folle, idea”, un po’ simile a quella del motivo di Patty Bravo. Forse buttata lì tra il serio e il faceto. Ma non è stata accettata. Per il Movimento Cinque stelle vale ancora il vecchio proverbio “tra moglie e marito non mettere il dito”. E, dico io, per fortuna. Fuori di metafora, Di Maio deve giocarsela lui questa partita. Il capo politico del Movimento è lui e se pur ogni tanto Grillo fa sentire la sua voce (come è peraltro giusto che sia) è evidente che ormai lui il “passo indietro” lo ha fatto veramente, e avanti non si torna più. di Paolo Becchi