L'equità dell'esecutivo
Manovra, il governo Letta dà 1,5 miliardi di euro di sgravi alle banche
La legge di stabilità continua a essere un oggetto misterioso. Tra bozze, correzioni a pioggia e passi indietro, la manovra sui conti pubblici non ha ancora assunto la forma definitiva. Tra tanti dubbi, però, spicca una certezza: il doppio regalo del Governo alle banche. Con la finanziaria di Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni, infatti, gli istituti incassano la garanzia di Stato sui derivati (cioè il gioco d’azzardo sui mercati finanziari) e un maxisconto fiscale. E proprio lo sgravio tributario è stato benedetto in tempi record da Mediobanca e Fitch: piazzetta Cuccia stima una crescita boom dei profitti, mentre l’agenzia di rating prevede un miglioramento sul versante dei prestiti ai clienti. Tutti contenti: evviva. E invece. Ai piani alti degli istituti regna la prudenza. Fino a che il provvedimento varato mercoledì dal consiglio dei ministri non diventerà legge dello Stato i banchieri restano con le dita incrociate. Grosso modo a Natale, però, lo sconto fiscale sulle sofferenze e il paracadute sul gioco d’azzardo regalati da Alfano e Letta saranno impacchettati dal Parlamento che, salvo sorprese, approverà definitivamente la legge di stabilità. Legge che, secondo Mediobanca, metterà le ali agli utili del settore, destinati a crescere in media del 7% nel 2014 e dell’11% nel 2015 proprio grazie alla norma che riduce da 18 a 5 anni l’arco di tempo in cui le banche possono dedurre le svalutazioni sui crediti. Bper e Creval saranno quelle che beneficeranno di più del provvedimento, con un aumento potenziale fino al 20% degli utili attesi l’anno prossimo. Per Unicredit l’attesa è di un miglioramento del 5% dei profitti, per IntesaSanpaolo del 6% e per Credem del 3%. Secondo Fitch, come accennato, lo sgravio «aiuta a migliorare la qualità del credito»: l’agenzia riconosce che l’attuale regime italiano è «particolarmente restrittivo» rispetto a quello di Francia e Gran Bretagna. La riforma, perciò, riequilibrerebbe il quadro normativo su scala europea. Un bel risultato per il presidente Abi, Antonio Patuelli. Il quale ha negoziato il dossier per mesi col Governo e ora non si sbottona. Anzi. Da un paio di giorni il leader dei banchieri è rinchiuso nel bunker al primo piano di palazzo Altieri: studia le carte gomito a gomito con gli esperti dell’associazione e in particolare con l’ex funzionario del Tesoro, Laura Zaccaria, da alcuni anni a capo del servizio fiscale della Confindustria del credito. Ore e ore di analisi al termine delle quali Patuelli ha spiegato che l’intervento inserito dal governo nella bozza del ddl è «insufficiente». In effetti non è stato previsto lo sgravio sui nuovi titoli ibridi che le banche utilizzeranno da gennaio per ingrassare i coefficienti patrimoniali. Non solo. Sui vantaggi fiscali ottenuti, i big del credito temono che con un cambio della guardia a palazzo Chigi quei cinque anni previsti dal ddl possano salire a sette o a nove. Il che ricreerebbe di nuovo una situazione sfavorevole anche rispetto al resto d’Europa. Patuelli non vuole mostrare troppa soddisfazione. Pura tattica. Il favore alle banche, però, non è sfuggito ai sindacati di categoria. Che, nel confermare lo sciopero del 31 ottobre, ieri hanno mandato un chiaro messaggio all’Assobancaria: «Il Governo ha dato dimostrazione di attenzione al settore - così il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni - attenzione che l’Associazione bancaria non ha verso di lavoratori ai quali è stato disdettato il contratto nazionale con 10 mesi di anticipo». Insomma, si è alzato più di un sopracciglio fra gli addetti ai lavori: l’aiuto è sotto gli occhi di tutti. E lo è ancor di più se si considera la garanzia che lo Stato potrà offrire smobilitando la liquidità dei conti di tesoreria per assicurare i derivati degli istituti. Una misura che, stando alle carte di via Venti Settembre, non grava tecnicamente sui conti pubblici, ma che politicamente, invece, ha un peso enorme. Perché l’unico settore concretamente aiutato con la legge di stabilità confezionata dal governo delle larghe intese è l’industria bancaria. Non a caso le associazioni dei consumatori gridano allo scandalo. L’Adusbef parla di «ennesimo regalo alle banche» e fa due conti: il vantaggio legato alla revisione del trattamento fiscale delle perdite su crediti potrebbe essere stimato, nel triennio 2013-15, in 1,5 miliardi di euro. Un bel po’ di quattrini da confrontare coi 14 euro al mese (182 euro l’anno) concessi ai lavoratori con gli sgravi sul cuneo fiscale. Soldi da buttare? Macché. C’è da pagare l’aumento del bollo sui depositi bancari e la nuova Trise sulle prime case. E quei 182 euro, calcolatrice alla mano, nemmeno basteranno. Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF