Il leader di Leu

Pietro Grasso si pente del premio anti-mafia a Berlusconi: una ridicola retromarcia

Cristina Agostini

"Premio speciale per la lotta alla mafia a Silvio Berlusconi?". La risposta di Pietro Grasso fu: "Sì". Sia al Cav sia all'ex Guardasigilli Angelino Alfano. L'allora procuratore nazionale antimafia diventato poi presidente del Senato e infine leader di Liberi e uguali, è perseguitato dalla quella dichiarazione ai microfoni de La Zanzara rilasciata nel maggio del 2012 che ora Roberto Maroni e Renato Schifani hanno rispolverato. Leggi anche: Liberi e Uguali, un disastro senza fine. Ecco l'ultimo sondaggio: un crollo tutto da godere "Ritorna in questi giorni - ha scritto al Giornale - da parte di molti esponenti di Forza Italia l'equivoco del fantomatico premio speciale a Berlusconi per la lotta alla mafia che avrei assegnato da Procuratore nazionale antimafia. Nel corso di una puntata della Zanzara del 2012, trasmissione sempre sopra le righe, mi venne chiesto ironicamente se l'ultimo governo Berlusconi meritasse un premio e io risposi, con onestà intellettuale, che solo sul lato del sequestro e della confisca dei beni furono adottati miglioramenti nel 2008 (il passaggio della competenza alle Dda e alla Procura nazionale), ma allo stesso tempo elencai i temi sui quali ero, da magistrato, ancora in attesa di modifiche normative: auto-riciclaggio, norme contro la corruzione, aggravamento dei reati fiscali e voto di scambio politico-mafioso. Nessun premio speciale, quindi, se non da parte dei conduttori della trasmissione. Dispiace che a distanza di anni venga ancora utilizzata da molti esponenti politici una notizia già smentita molte volte". Insomma, Grasso si arrampica sugli specchi, della serie sì ho elogiato Berlusconi, ma solo da "tecnico"-