Il retroscena

Forza Italia, via Romani e Brunetta: al loro posto Bernini e Gelmini

Eliana Giusto

Il giorno dopo è come un post sbornia. In Forza Italia si contano i cocci rotti. Dovrebbe essere una festa, perché a distanza di cinque anni, il partito esprime nuovamente la seconda carica dello Stato, nella persona di Elisabetta Alberti Casellati. Non è così. Le ore drammatiche che hanno preceduto il voto a Palazzo Madama hanno segnato in negativo gli azzurri, rovinando forse irrimediabilmente i rapporti tra Silvio Berlusconi e alcuni dei suoi colonnelli più ascoltati. Leggi anche: "Berlusconi ridicolo, non c'è più con la testa". Feltri brutale: per Silvio il peggio deve arrivare Paolo Romani e Renato Brunetta sono stati l' avanguardia anti-Salvini, quelli che fino alla fine hanno spinto il Cavaliere a non accettare che il leader della Lega imponesse la linea. E sono state anche le prime due teste a rotolare quando Silvio ha accettato la tregua con l'alleato. Due settimane fa, all' assemblea con i parlamentari neo eletti, l' ex premier aveva annunciato una conferma a termine dei due capigruppo. Ebbene la fine di quella prorogatio sembra essere arrivata. Oggi deputati e senatori dovranno comunicare l' adesione al Gruppo di Fi. Domani saranno indicati i nuovi presidenti. Lo Statuto della scorsa legislatura prevedeva che, in caso di un' unica candidatura, si procedesse per acclamazione.  Ma quelle regole non hanno più valore. I berluscones hanno deciso di mettere comunque la presidenza ai voti, indipendentemente dal numero degli aspiranti. Renato Brunetta ha già comunicato l' intenzione di voler abbandonare la carica.Nel giorni scorsi i suoi oppositori avevano fatto circolare un documento in cui si chiedeva un ricambio, pur riconoscendo il lavoro fatto dal capogruppo uscente. Era anche in corso una raccolta firme per presentare una candidatura alternativa. L' ex ministro ha anticipato tutti e si è ritirato polemicamente. Nel caso di un governo di centrodestra, sarà il titolare del dicastero dell' Economia. Così aveva detto Berlusconi in campagna elettorale. Ma chissà se Silvio, dopo il "venerdì nero", è ancora di questo avviso. Circa la successione, non dovrebbero esserci dubbi. Tra i deputati azzurri si è coalizzata un' ampia maggioranza intorno alla nomina di Mariastella Gelmini. Sono d' accordo, a quanto pare, anche i forzisti del Sud, quelli che, all' indomani del voto, avevano chiesto una redistribuzione delle cariche che premiasse la fatica di chi aveva dovuto fronteggiare l' onda grillina senza il sostegno di un alleato forte. Il vice della Gelmini arriva dalla Calabria. Con molta probabilità sarà Roberto Occhiuto. Un ruolo importante nel Gruppo berlusconiano potrebbe toccare anche ad Annagrazia Calabria, reduce da un successo non scontato in uno dei collegi uninominali di Roma, e ad Osvaldo Napoli, rientrato a Montecitorio dopo una legislatura di stop. Giovedì, sempre alla Camera, si voteranno vice presidenti, questori e segretari di presidenza. Simone Baldelli e Gregorio Fontana aspirano a una riconferma. SFIDA AL SENATO - A Palazzo Madama la successione a Paolo Romani non è ancora decisa. Gli strascichi polemici hanno segnato gli azzurri. Lo stesso capogruppo uscente ha avuto parole severe verso il leader. Aver permesso a Salvini di fare incursioni in Forza Italia, imponendo questo o quel candidato alla seconda carica dello Stato, è stata una prova di debolezza da parte del Cav. E Romani gliel' ha detto in faccia. Silvio non ha gradito e ha deciso di detronizzare il suo capogruppo. A favore, pare, di Annamaria Bernini. In questa promozione, nelle intenzioni berlusconiane, c' è anche un intento risarcitorio, per come la senatrice bolognese è stata tirata in mezzo da Salvini nel tentativo di scardinare l' arrocco forzista su Romani. I senatori azzurri non sono unanimi, però, su questa scelta. C' è chi preferirebbe Lucio Malan o Maurizio Gasparri. IPOTESI COORDINATORE - C' è poi il tema del cerchio magico che ciclicamente ricorre. Cambiano i personaggi, ma l' accusa è sempre la stessa, l' eccessivo filtro interposto tra il leader e la classe dirigente. Uno dei bersagli è Niccolò Ghedini, l' avvocato del Cav ha ottenuto deleghe importanti, dalla compilazione delle liste alla gestione delle relazioni con gli alleati, e c' è chi lo accusa di numerose sbavature. Anche Gianni Letta stavolta è finito sul banco degli imputati. Convinto di riuscire a far convergere il Pd su Romani, è stato uno di quelli che ha insistito di più con Berlusconi perché non mollasse il colpo. Torna allora l' ipotesi di un coordinatore. Uno che si occupi di riorganizzare il partito e gestire questa legislatura così delicata, lasciando a Silvio il ruolo di padre nobile. Molti vedono in Antonio Tajani un profilo perfetto per questo incarico. Salvini ieri ha smentito di aver consigliato a Berlusconi «un passo indietro», però è chiaro che per lui sarebbe più facile trattare con Di Maio senza la presenza ingombrante dell' ex presidente del Consiglio. di Salvatore Dama