Il retroscena di Minzolini

Matteo Renzi, l'insulto peggiore per Bersani: "Di Maio è come lui, ma non l'ha capito ancora nessuno"

Giulio Bucchi

Conoscendo un po' Matteo Renzi, forse questo è l'insulto peggiore, per entrambi. "La verità è che Di Maio, sbagliando i numeri, è diventato il Bersani del 2018! Ancora non se ne è accorto nessuno. Come nessuno nel centrodestra mi ha riconosciuto il merito di aver bloccato l'ipotesi del governo M5s-Pd". Lo sfogo del quasi ex segretario dem è stato raccolto da Augusto Minzolini ed è diventato un succoso retroscena sul Giornale, a firma Joda. Una "non vittoria", insomma, sia pure con numeri diversi. Non migliori, però, visto che Bersani grazie al premio di maggioranza partiva perlomeno da una maggioranza inscalfibile alla Camera, la stessa che tra scissioni e fuoco amico ha comunque sorretto tre governi in 5 anni.  Leggi anche: "Ma perché hanno...", così Bersani si umilia da solo Di Maio e il Movimento 5 Stelle, nonostante il 30% abbondante delle elezioni, non possono contare su numeri altrettanto larghi in Parlamento e saranno costretti, se vogliono davvero governare, a trovare un'intesa proprio con il Pd. "Non esiste in natura che ci siano parlamentari del Pd che votino Di Maio - assicura Ettore Rosato, capogruppo alla Camera uscente -. Qui alla Camera non possono essere più di cinque. E se lo facessero dovrebbero scappare dal Pd, visto che la base su un'ipotesi del genere è in rivolta". "Questa operazione - è la confidenza di Renzi a un amico - partita dal mondo di quella sinistra che piace a Repubblica e, magari, anche al Quirinale, è fallita sui numeri. Anche se debbo essere prudente nel giorno dei vigliacchi, è con me l'80% del gruppo del Senato e il 50% del gruppo della Camera. I grillini per fare il governo al Senato avrebbero bisogno di almeno 45 senatori, cioè del 90% del gruppo del Pd: non ci arriveranno mai!".